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INDUSTRIA / MERCATO Italia

Il pubblico dei festival italiani è sempre più soddisfatto, secondo l’AFIC

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- La ricerca dell’Associazione Festival Italiani di Cinema con Ergo Research e Cinetel/CinExpert evidenzia anche le difficoltà che affrontano gli organizzatori delle rassegne

Il pubblico dei festival italiani è sempre più soddisfatto, secondo l’AFIC
Un momento della presentazione della ricerca

Nel periodo da marzo 2024 a febbraio 2025 ci sono stati 2.1 milioni di accessi alla visione di film nell’ambito dei festival di cinema italiani su un totale di 71 milioni di biglietti staccati in quel periodo (+4% rispetto ai 12 mesi precedenti) con un consolidamento del pubblico nella fascia d’età 15-34 anni. Basati sui rilevamenti CinExpert/Cinetel questi sono tra i dati più rilevanti della ricerca “Cinema di oggi. Spettatori di domani”. Una nuova prospettiva, realizzata dall’AFIC – Associazione Festival Italiani di Cinema insieme a Ergo Research, Cinetel/CinExpert e Consulta Universitaria di Cinema (il file PDF della ricerca può essere scaricato qui). In un articolo di approfondimento pubblicato su Fortune Italia Entertainment, Michele Casula, partner di Ergo Research, sottolinea che “pur trattandosi di un volume equivalente al 3% dello sbigliettato complessivo Cinetel (nell’anno mobile che va da marzo 2024 a febbraio 2025), e tenuto conto del fatto che il sistema dell’offerta festivaliera è attivo ‘a macchia di leopardo’ per periodi e territori, si tratta di un dato di particolare rilievo anche in virtù del fatto che gli atti di visione dei festival crescono del +4% (rispetto ai 12 mesi precedenti) in un periodo in cui l’aggregato Cinetel fa segnare un -3,2%”.

Altro dato rilevante: il 78% dei titoli proposti dai festival è molto recente (stesso anno o anno precedente) e quasi il 30% sono documentari, mentre l’11% è animazione. C’è un buon equilibrio tra lungometraggi e cortometraggi (rispettivamente 45% e 55%). Fra i lungometraggi, il 29% ha visto una successiva distribuzione theatrical, con una media delle presenze che supera le 62.000 persone, con incassi intorno ai 390.000.

La ricerca – che ha coinvolto i responsabili dei festival aderenti all’AFIC (118) – riporta le risposte multiple sulle maggiori criticità, che riguardano soprattutto i tempi di pubblicazione dei bandi ministeriali (73%) e i tempi di erogazione dei finanziamenti ministeriali (52%), assieme al tempo dedicato alla ricerca di sponsor privati (71%). “Gli operatori del settore - ha commentato Pedro Armocida, Presidente AFIC - spesso non hanno certezze sui contributi pubblici senza le quali diventa difficile programmare un evento. Allo stesso tempo i risultati dell’indagine chiamano le manifestazioni cinematografiche a uno sforzo maggiore nel reperimento sia di risorse private che nell’attuare politiche economiche virtuose che incentivino, per esempio, la vendita dei biglietti”. 

Tra i vari dati riportati, la ricerca evidenzia che i festival analizzati hanno in media 25 anni di storia e una cadenza annuale; circa 28 persone sono coinvolte in media in fase organizzativa (in crescita nell’ultima fase del rilevamento) e quasi raddoppiano durante l’evento (soprattutto grazie all’apporto di volontari). Circa un quarto delle rassegne riferisce di budget superiori ai 200.000 € (la media stimata è intorno ai 120.000 €), con un aumento rispetto al passato per 4 festival su 10. Regioni e Ministero della Cultura sono i principali finanziatori dei festival, raggiungendo insieme quasi la metà dei fondi raccolti; i soggetti pubblici esprimono quasi il 70%; gli sponsor privati incidono solo al 15%, mentre i ricavi da vendita di biglietti restano marginali, al 5%. Le principali voci di spesa sono legate alla presenza degli ospiti (viaggi, alberghi e ristorazione) ed al personale interno, a sale ed attrezzature tecniche, attività di comunicazione (compresi gli acquisti di spazi sui media) e cataloghi, programmi, manifesti.

Michele Casula riassume: “Quella dei festival è dunque una storia di promesse mantenute (verso il pubblico), che ambisce al crearsi di condizioni, organizzative e budgetarie, che aiutino a rinnovarle serenamente di anno in anno. Una partita che può essere giocata meglio sul fronte delle sponsorizzazioni private – perché vale la pena di investire in esperienze che valgono – su quella del supporto pubblico (chiamato almeno a razionalizzare i tempi di intervento), e su quello del pubblico, inteso come spettatori con i quali c’è margine per bilanciare meglio quello che si offre e quello che si chiede”.

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