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FIDMARSEILLE 2025

Recensione: Conference of The Birds

di 

- Amin Motallebzadeh firma un'affascinante opera prima che si addentra nel cuore di un club di calcio professionistico con un approccio che combina misticismo e realismo

Recensione: Conference of The Birds

"Non vi vedono. Non pensano che esistiate, quindi giocate come se non esisteste. Siate ombre, siate ovunque prima che si accorgano che siete lì". Come ispirato da questo consiglio di un allenatore ad interim durante una sessione di briefing video, Amin Motallebzadeh ci invita a un'immersione originale e avvincente nel mondo del calcio professionistico con il suo primo lungometraggio, Conference of The Birds, presentato in anteprima mondiale nel concorso internazionale della 36ma edizione del FIDMarseille.

Un film ibrido particolarmente astuto in cui il regista tedesco-iraniano confonde (con uno stile visivo accuratamente studiato) i riferimenti spazio-temporali (è impossibile indovinare in quale paese o città europea si svolga la trama, anche se vengono infilati diversi riferimenti alla Premier League inglese) e il confine tra finzione e documentario; sovverte inoltre le rappresentazioni comuni (il pullman dei giocatori, i corridoi dello stadio, le conferenze stampa, le discussioni sui trasferimenti, ecc.) iniettando spiritualità e mistero in un mondo del calcio altamente codificato, che la settima arte spesso fatica a rappresentare nella finzione.

Qual è lo spunto narrativo iniziale che permette al film di addentrarsi in questo universo parallelo? È la morte dell'allenatore della squadra, che getta il club nel dolore e nell'incertezza, dall'allenatore ad interim (Enes Yurdaün) al proprietario (Hicham El Madkouri), passando per il presidente (Wigger Bierma) e il vicepresidente (Dieter Bernkopf). In un'atmosfera crepuscolare di tributi (religiosi e professionali) al defunto, gli affari proseguono. Si discutono le clausole molto specifiche del contratto di un nuovo giocatore (Souleymane Sylla) nell'intimità di un bar deserto e opulento, si risponde (con un traduttore) alle domande dei giornalisti sull'identità ancora sconosciuta del successore in panchina, un infortunato racconta i suoi ricordi dello spogliatoio, la squadra (semplici comparse nel film) si prepara per la prossima partita, il futuro allenatore (Alexander Simon) e sua moglie (Catherine Seifert) sono in stand-by tra gli scatoloni del trasloco... Tutti sono nel limbo del lutto ("è molto doloroso, ma è umano"), in un tempo sospeso sottilmente ripetitivo.

Disseminando abilmente indizi e ponendo lo spettatore nella posizione di un osservatore che tenta di decifrare una nebulosa, il regista alterna sequenze intime a dettagli molto realistici sul calcio professionistico contemporaneo (persino il nome del presidente del PSG appare su un telefono). Privilegiando la dolcezza, la prossimità e la potenza suggestiva dell'immagine (firmata Tom Otte) e della musica (Nima Khaste), Amin Motallebzadeh solleva il velo sul lato oscuro e solitario del calcio, dove credenze e spiritualità mantengono un ruolo inaspettato, come scudi nell'oscurità ("sono sveglio, sono al mondo, non mi aspetto più rassicurazioni, nessuna protezione, nessuna promessa"), riecheggiando il poema sufi persiano a cui il titolo di questo film ammaliante fa direttamente riferimento.

Conference of The Birds è prodotto dalla società tedesca Tamtam Film e dal regista. Shellac si occupa delle vendite internazionali.

(Tradotto dal francese)

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