Recensione: Action Item
- Il documentario ibrido di Paula Ďurinová, tra osservazione e saggio, esamina i problemi di salute mentale come una condizione sistemica piuttosto che come una situazione individuale

La regista slovacca Paula Ďurinová, residente a Berlino, torna in concorso al 59mo Festival di Karlovy Vary con Action Item [+leggi anche:
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scheda film]. In questo nuovo lavoro, Ďurinová passa da un intimo ricordo familiare a un più ampio lavoro collettivo sulla salute mentale. Documentario ibrido, Action Item combina riprese d'osservazione, montaggio sperimentale e voci fuori campo riflessive per esaminare l'ansia e il burnout non come crisi personali isolate, ma piuttosto come condizioni plasmate da contesti sociopolitici strutturali e attuali.
Action Item si apre con Eliana, una giovane donna alle prese con le conseguenze del burnout, le cui riflessioni personali si dipanano attraverso scene silenziose e di osservazione e registrazioni vocali informali. Ďurinová prosegue poi con registrazioni vocali più riflessive di persone che non compaiono sullo schermo, e che condividono ed elaborano le loro testimonianze: le loro esperienze di vita attraverso l'ansia, il burnout o una malattia invisibile. Questo passaggio, dal ritratto di una sola persona a una costellazione di molte, è centrale nella tesi del film: l'ansia non è una patologia privata, bensì una condizione plasmata dagli ambienti in cui si vive.
Ambientato a Berlino e ispirato all'esperienza personale di Ďurinová con il burnout e le reti di supporto collettivo, il film integra testimonianze individuali e dialoghi tra più persone, costruendo un docu-saggio non lineare. Privilegiando scambi intimi, Action Item combina found footage con materiale di osservazione, oltre a riprese di terapie di gruppo. Il tutto è accompagnato da voci fuori campo che riflettono sulle pressioni burocratiche, sul carico di lavoro e sullo status di migrante, suggerendo che la salute mentale è inscindibile dai sistemi e dagli ambienti in cui viviamo.
Rifuggendo una narrazione lineare e archi narrativi basati sui personaggi, Action Item si snoda attraverso sequenze vagamente interconnesse, costruite in stretta collaborazione con il montatore Deniz Simsek, alternando testimonianze, conversazioni di gruppo, osservazioni silenziose, filmati rielaborati e frammenti d'archivio. Il ritmo è volutamente misurato, con il silenzio che ha la stessa importanza della parola. La fotografia, a cura di Clara Becking, Daria Chernyak, Radka Šišuláková e della stessa Ďurinová, alterna primi piani in spazi pubblici e in gruppi di terapia.
Action Item prosegue l'interesse di Ďurinová nell'intrecciare elementi autobiografici con la critica sociale. Mentre Lapilli si concentrava sul dolore, la memoria e il legame intergenerazionale, Action Item si occupa degli effetti interiorizzati della pressione tardo-capitalistica e degli apparati burocratici che plasmano il benessere mentale. Sebbene il film rimanga ancorato a una singola città, la sua portata tematica è più ampia, rivolgendosi a una generazione che fa i conti con malattie invisibili. Come documentario ibrido, Action Item si colloca in un corpus crescente di cinema non-fiction contemporaneo che sfuma i confini tra saggio personale, testimonianza collettiva e sperimentazione formale.
Action Item è una coproduzione slovacco-ceco-tedesca guidata da guča films, ed è coprodotto da CLAW, Slovak Television and Radio e Universität der Künste Berlin. Kino Rebelde si occupa delle vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
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