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GIFFONI 2025

Recensione: Unicorni

di 

- La nuova regia di Michela Andreozzi ritrae le difficoltà di genitori alle prese con la disforia di genere dei propri figli, ironizzando sia sulla mascolinità tossica che sulla cultura woke

Recensione: Unicorni
Valentina Lodovini e Daniele Scardini in Unicorni

Mentre si appresta a firmare altre due commedie di prossima uscita su Prime Video (Ancora più sexy alla regia e Natale senza babbo alla sceneggiatura), l’inarrestabile Michela Andreozzi torna sul grande schermo con il suo sesto lungometraggio dietro la macchina da presa, Unicorni [+leggi anche:
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, in sala dal 18 luglio con Vision Distribution, dopo l’anteprima il 17 luglio in apertura del 55mo Giffoni Film Festival. La popolare attrice comica, già regista e sceneggiatrice di film come Nove lune e mezza [+leggi anche:
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, si focalizza anche stavolta sulle problematiche della famiglia moderna, in particolare ritraendo le difficoltà di genitori alle prese con la disforia di genere dei propri figli, e ironizzando sia sulla mascolinità tossica che sugli eccessi della cultura woke.

“In ogni famiglia c’è un membro che orienta il clima emotivo di tutti gli altri”, diceva la scrittrice Michela Murgia. In questo caso, è Blu (l’esordiente Daniele Scardini), un bambino di 9 anni che ama portare i capelli lunghissimi e vestirsi da femmina. Suo padre Lucio (Edoardo Pesce) e sua madre Elena (Valentina Lodovini), progressisti, inclusivi e di ampie vedute – tanto da formare una perfetta famiglia allargata con la prima moglie di Lucio, incarnata da Donatella Finocchiaro, e la loro primogenita adolescente, Viola Gabriele – gli consentono di indossare abiti femminili solo quando è a casa, per evitare che lo prendano in giro. Ma quando in vista della recita scolastica Blu insiste davanti a tutti per indossare il costume della Sirenetta, Lucio ed Elena scoprono di non essere pronti (soprattutto Lucio) ad assecondare il figlio e dovranno rivolgersi a una psicologa (interpretata dalla stessa Andreozzi) che li guiderà, insieme ad altre coppie di “genitori unicorni”, diversi e speciali come l’animale mitologico, in un percorso di accettazione meno scontato del previsto.

Unicorni è una dramedy per ragazzi, didattica quando spiega le varie sfumature della diversità di genere, empatica quando scandaglia i timori e le incertezze di genitori divisi tra l’istinto di protezione e il desiderio che i figli siano semplicemente felici, e spiritosa sia quando ironizza sul machismo – qui incarnato da Lino Musella, che, tra le altre cose, convince Lucio a trascinare suo figlio Blu in attività più testosteroniche, per “raddrizzarlo” – sia quando si prende gioco del politically correct a tutti i costi. In ruoli minori ma incisivi, una menzione speciale va a Thony, nel ruolo di madre conservatrice dalla lingua tagliente, e a Paola Tiziana Cruciani, nei panni della preside della scuola, che tutto vorrebbe tranne gestire la grana della controversa recita scolastica a pochi giorni dalla sua pensione.

Film sulla libertà di esprimere sé stessi, che oggi farebbe storcere il naso a non pochi esponenti della politica italiana e che per questo ha il sapore di un piacevole atto di resistenza, Unicorni è una coproduzione italo-spagnola di Paco Cinematografica, Vision Distribution e Neo Art Producciones, con il sostegno della Regione Lazio - Lazio Cinema International (progetto cofinanziato dall’Unione europea). Il film è realizzato con l’aiuto di GenderLens, un’associazione nata in Italia con l’obiettivo di fornire supporto e fare informazione sulla varianza di genere nell’infanzia, che si rivolge soprattutto ai genitori e agli educatori delle scuole.

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