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PALIĆ 2025

Recensione: Comatogen

di 

- Le vite di quattro personaggi si intrecciano attorno a dilemmi etici nel nuovo film di Igor Cobileanski

Recensione: Comatogen
Daniela Nane in Comatogen

Nel cinema contemporaneo rumeno sembra affermarsi come tendenza quella di raccontare storie costruite come mosaici con multiple prospettive. Recentemente, questo approccio ha permesso di raccontare la Rivoluzione del 1989 da diversi punti di vista, come in Freedom [+leggi anche:
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di Tudor Giurgiu, o di anticiparne gli eventi, come nel caso di The New Year That Never Came [+leggi anche:
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di Bogdan Mureşanu. Comatogen di Igor Cobileanski si distingue per un approccio diverso: il regista, nato in Moldavia, punta a catturare un frammento di vita quotidiana contemporanea. Il film ha debuttato al Festival diTransilvania ed è stato recentemente proiettato al Festival del Cinema Europeo di Palić, nella sezione Parallels and Encounters.

Alina, infermiera sulla quarantina (Daniela Nane, vista in Horia [+leggi anche:
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di Ana Maria Comanescu), riceve un’offerta di lavoro che non può rifiutare: prendersi cura del paziente in coma Klaus (il veterano Gheorghe Visu), con un compenso extra garantito dalla figlia di lui, Mihaela (Ada Lupu, al suo secondo lavoro con Cobileanski). A casa, Alina continua a sostenere il figlio ventenne Radu (Theodor Soptelea), il quale ha difficoltà a trovare lavoro. Un cambiamento arriva nella sua vita privata quando si riavvicina a Pavel (Andrei Aradits), amico dei tempi del liceo, con cui inizia una relazione. Questo rapporto apre anche una nuova possibilità per Radu, visto che Pavel gestisce un’agenzia immobiliare che potrebbe avere bisogno di un nuovo collaboratore, e Radu sembra adatto al ruolo. Ma il furto di una busta rivela un segreto nascosto e dà il via a una serie di dilemmi etici sempre più gravi, mostrando come il mondo ruoti attorno al denaro e a interessi personali alimentati da “ciò che le persone vogliono sentire” – ovvero, menzogne.

La prima e più lunga parte, che funge da introduzione, mostra gli eventi dal punto di vista di Alina. Le prospettive degli altri personaggi – Radu, Pavel e Mihaela – emergono nei capitoli successivi, più brevi. Le informazioni che il pubblico riceve vengono costantemente riviste e arricchite da nuove scoperte e rivelazioni. Il risultato è una prospettiva in continuo cambiamento che richiede attenzione e coinvolgimento, mantenendo in moto un meccanismo etico sempre pronto a mettere in discussione i giudizi. Questo approccio ricorda il classico Rashomon (1950) di Akira Kurosawa, ma nel copione scritto dal regista insieme ad Alin Boeru, e nell’interpretazione di Cobileanski, ci si avvicina di più a Jackie Brown (1997) di Quentin Tarantino, arricchito da un realismo sociale tipico rumeno e dalla poetica della New Wave Rumena, fatta di lunghe riprese, statiche o realizzate con la camera a mano, da parte del direttore della fotografia Cristian Gugu.

In definitiva, anche se Comatogen potrebbe non essere così rivoluzionario o profondo come prometteva la sinossi, riesce comunque a colpire nel segno. Il vero punto di forza del film è il lavoro preciso e calibrato del regista con gli attori, che, a seconda del capitolo, vengono messi in primo piano o spostati sullo sfondo, interpretando i loro personaggi in modi diversi nelle varie parti del racconto. Grazie a questo metodo, Cobileanski riesce a rappresentare ogni protagonista come una persona comune, trasmettendo allo spettatore la sensazione di vicinanza e la possibilità di riconoscersi nelle loro vicende. Se l’obiettivo di Igor Cobileanski con Comatogen era catturare e mantenere l’attenzione e il coinvolgimento del pubblico, allora ci é sicuramente riuscito.

Comatogen é una produzione rumena di Quantum Media Creative e OWH Studio.

(Tradotto dall'inglese)

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