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LOCARNO 2025 Concorso

Recensione: Le Lac

di 

- Il film d'esordio del direttore della fotografia di Jean-Luc Godard, Fabrice Aragno, porta gli spettatori in un immersivo e affascinante viaggio cinematografico

Recensione: Le Lac

“Il visibile stesso ha un’intelaiatura invisibile… l’invisibile è il segreto contraltare del visibile, lo sostiene e lo rende visibile”. Questa citazione del filosofo Maurice Merleau-Ponty, che apre il primo lungometraggio di Fabrice Aragno, Le Lac [+leggi anche:
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, presentato in concorso alla 78ª edizione del Festival di Locarno, dice molto dell’atmosfera intensamente suggestiva che pervade questo film profondamente personale, capace di sfumare con maestria i confini tra finzione e documentario.

Colmo di poesia pura e intrisa delle forze elementari della natura, questo film non è affatto sperimentale; assomiglia piuttosto a una finestra aperta sulle sensazioni e sull’immaginazione dello spettatore. L’ex direttore della fotografia di Jean-Luc Godard (conosciuto particolarmente per The Image Book [+leggi anche:
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, Goodbye to Language [+leggi anche:
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) sa condurre lo spettatore in un viaggio visivo e sensoriale nel cielo stellato, tra tuoni fragorosi, tumulti impetuosi o momenti di calma assoluta, e oltre il ristretto orizzonte delle percezioni abituali, senza mai perdere di vista il filo conduttore del film e l’essenza della vita: i sentimenti e l’amore.

“Avresti potuto parlarmi del tuo desiderio, avremmo potuto condividerlo”. Una coppia (Clotilde Courau e Bernard Stamm) ha in programma di navigare per qualche giorno e notte su un lago a bordo di una barca a vela, in occasione di una regata, il cui inizio rappresenterà l’unico momento di socialità vivace in un viaggio altrimenti completamente solitario, durante il quale i due pronunceranno a malapena una parola. Ma tra manovre di verricello, vele e timone, brevi soste in cabina per cambiarsi a seconda delle variazioni climatiche, immersioni subacquee (per uno dei due) per liberare la barca dalle alghe che ne rallentano la corsa, e la continua contemplazione dell’ambiente circostante, acqua, cielo e terra, i loro sguardi, la postura e i gesti comunicano moltissimo, offrendo indizi sottili sullo stato delle loro emozioni: è avvenuto un evento drammatico o è ancora in corso? Il loro amore è nella fase finale, ancora presente ma già appartenente al passato? Domande simili si rincorrono come stelle cadenti lungo questa distesa d’acqua tra le montagne, immersa in un contesto naturale selvaggio e macroscopico, vento, nuvole e luce, che riduce il mondo umano a dimensioni microscopiche.

Riprendendo i paesaggi come se fossero personaggi e i personaggi come se fossero paesaggi, Fabrice Aragno offre una dimensione meravigliosa e incantevole, allo stesso tempo profondamente fisica e quasi mistica, piena di canti d’uccelli, dell’alternarsi del giorno e della notte (con le loro albe e i loro crepuscoli), dei riflessi sull’acqua, del vento nelle vele e delle attività umane intraviste sulle rive del lago, come testimonianze di un mondo lontano. È un viaggio che sfiora lievemente la metempsicosi, intervallato da momenti ellittici che seguono la coppia nella campagna, ritratti da questo cineasta poliedrico (coautore anche della composizione delle inquadrature, del suono e del montaggio) con sublime maestria visiva e sonora, porgendo una mano agli spettatori pronti a tuffarsi in un mondo magico, un sottobosco incantato che attinge alle migliori risorse che lal settima arte possa offrire.

Le Lac é una produzione di Casa Azul Films in coproduzione con RTS. Per la cronaca, il film è stato selezionato per il Workshop Cinéfondation 2021 al Festival di Cannes.

(Tradotto dal francese)

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