LOCARNO 2025 Cineasti del Presente
Recensione: Balearic
di Olivia Popp
- Il secondo lungometraggio di finzione di Ion de Sosa lascia filtrare il trascendentale tra le crepe di ciò che non è né un sogno febbrile né una favola, ma una terza, segreta forma di narrazione

C'è qualcosa di trascendentale nelle Baleari: nel 2023, il film candidato all'European Short Film Award Daydreaming So Vividly About Our Spanish Holidays di Christian Avilés ci ha trasportato in quel mondo brillantemente saturo e onirico dove il sole splende sempre e la vita non è mai stata così lieta. La solenne resa del protagonista all’ambiente circostante ha rivelato qualcosa di queste isole mediterranee, che ritroviamo in Balearic [+leggi anche:
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intervista: Ion de Sosa
scheda film], il secondo lungometraggio di finzione di Ion de Sosa (il cui mediometraggio Mamántula del 2023 si è fatto notare a San Sebastián e all'IFFR). Balearic ha ora la sua prima mondiale nella competizione Cineasti del Presente di Locarno, sfruttando ciò che ci affascina così profondamente dell'inspiegabile.
In una trama simile a una favola. che mette in discussione i moderni ideali di autoconservazione, quattro amici adolescenti (Lara Gallo, Elías Hwidar, Ada Tormo e Paula Gala) si imbattono in una villa abbandonata, completa di un'invitante piscina cristallina. La loro giornata prende una piega inaspettata quando decidono di fermarsi in piscina, ma appare un branco di feroci cani neri che attacca uno di loro, costringendo tutti gli altri a rimanere confinati in acqua a urlare terrorizzati. Il film passa poi ad un’altra trama, che segue un gruppo di adulti benestanti – tra cui il padre di uno degli adolescenti intrappolati – che si godono una giornata all'aperto, mangiando e rilassandosi, sempre a bordo piscina. Il gruppo sembra tranquillo ma a disagio, timoroso di nuotare o di dire qualcosa di fuori luogo, e si limita a sorseggiare cocktail vibranti mentre le urla precedenti continuano a tormentare gli spettatori.
È la notte di San Giovanni (24 giugno, ndt) e il misticismo di questo giorno permette la permeabilità tra il mondo spirituale e quello cosiddetto empirico, dando luogo a strani avvenimenti: un palloncino ripete i segreti al gruppo, mentre i segni di bruciature su un vassoio di paella rovesciata raffigurano i quattro volti pietrificati degli adolescenti vicini. La giustapposizione delle due storie contribuisce in modo determinante a dimostrare la disconnessione dal mondo reale del secondo gruppo e la nebbia che li ha trasformati in spettatori passivi in un mondo che ha bisogno del loro aiuto, come nella scena in cui guardano in silenzio un elicottero che preleva acqua dalla loro piscina – simbolo della festa – per spegnere un incendio che infuria in lontananza, e di fronte al quale sembrano incredibilmente indifferenti.
Il sound design di Iosu González suggerisce ulteriormente un senso di ultraterrenità, che sembra trasparire come un avvertimento o un presagio proveniente dall'aldilà. Non tutto in questo mondo in disgregazione sarà colto dagli spettatori, né saranno individuati tutti i collegamenti, il che renderà senza dubbio l'esperienza visiva unica per ogni singolo spettatore. Ma attraverso queste due storie, De Sosa riesce a mettere a fuoco la combinazione di edonismo e indifferenza rivelata in questo giorno profetico, e la pellicola 16 mm usata da Cris Neira fa in modo che la natura calda e nebbiosa della trama e dei colori del film sembri prendere il sopravvento. Non è né una realtà empirica né un sogno ad occhi aperti spirituale, è una terza forma narrativa segreta, o sacra.
Balearic è una produzione Spagna-Francia delle spagnole Umbracle Cine, Apellaniz y de Sosa e Jaibo Films, in coproduzione con la francese La Fabrica Nocturna Cinéma. La spagnola Morethan Films si occupa dei diritti internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
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