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LOCARNO 2025 Fuori concorso

Recensione: Bobò

di 

- Con semplicità e immensa poesia, Pippo Delbono ci regala il ritratto di colui che, per riprendere le sue parole, gli ha salvato la vita e ha dato un nuovo senso al suo lavoro

Recensione: Bobò

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, presentato fuori concorso al Locarno Film Festival, è un vero e proprio omaggio a colui che ha illuminato per numerosi decenni la vita dell’immenso attore e regista italiano Pippo Delbono. Il film racconta la storia straordinaria di un incontro, quello di Pippo e Bobò, nel manicomio di Aversa dove quest’ultimo ha vissuto per 46 anni prima che il regista lo rapisse e lo trasformasse in uno dei protagonisti dei suoi spettacoli. Artista nell’animo, Bobò è un uomo sordomuto, analfabeta e microcefalo, tre parole che hanno segnato la sua condanna a un internamento a vita. Come molte persone considerate come “matte”: neurodivergenti, differentemente abili ma anche socialmente inadatte, Bobò ha dovuto attendere la famosa Legge Basaglia, ma soprattutto l’arrivo di Pippo, affinché le porte del suo manicomio si spalancassero.

Sebbene sia innegabile che il pensiero dello psichiatra italiano Franco Basaglia abbia rappresentato una vera e propria rivoluzione e abbia contribuito a cambiare radicalmente il punto di vista del personale medico sui suoi pazienti, è innegabile che molti non abbiano saputo come gestire l’improvvisa e totale libertà che, questa, ha portato con sé. Fra questi possiamo annoverare Bobò che ha continuato a vagare fra i corridoi del manicomio senza sapere bene come vivere la nuova vita che si presentava davanti a lui, senza conoscere i codici della società che l’ha sempre rigettato. A liberarlo ci ha quindi pensato Pippo che senza un piano preciso ha deciso di portarlo con sé in un periodo della sua vita davvero buio e difficile. È allora l’arte che li ha uniti per sempre permettendogli di salvarsi a vicenda. Bobò è la storia di questo incontro, di questo dirompente colpo di fulmine artistico, di questa storia d’amore fuori dagli schemi.

Grazie a materiali d’archivio che ripercorrono vent’anni di vita comune: filmati originali, frammenti di spettacoli e momenti di vita quotidiana che mettono in evidenza il legame indissolubile fra i due artisti, il film permette alla voce inimitabile di Bobò di diventare immortale. Colui che è nato già nell’ombra, che è stato per più di quarant’anni tenuto da parte, dimenticato, riesce, grazie alla sensibilità del regista a imporre la sua atipica presenza, a brillare sotto la luce dei proiettori, a mostrare a tutti ciò che veramente è ossia un vero artista. La sua maniera di comunicare che va ben oltre le parole permette allo stesso tempo a Pippo Delbono di riflettere alla sua stessa maniera di esprimersi in quanto artista. Con Bobò ogni cosa sembra materializzarsi per la prima volta davanti ai suoi occhi permettendogli di ritrovare un bagliore di luce là dove tutto sembrava precipitare nell’oscurità.

Raccontando la vita del suo compagno di sempre, il regista ci regala anche un ritratto molto toccante e sincero di sé stesso, dei suoi tormenti e delle sue paure. La sincerità della danza di Delbono, che scopriamo grazie a immagini recenti, sembra portare avanti quella di Bobò che, sebbene non ci sia più, vive ancora nel suo cuore, nei suoi gesti, nel suo sguardo. La musica, protagonista incontrastata del film insieme all’inconfondibile voce fuori campo del regista, partecipa alla creazione di una storia che sembra una fiaba, di un mondo che non si cura delle leggi e delle norme create dagli altri.

Bobò è un film sospeso fra sogno e realtà che parla direttamente al cuore degli spettatori, anche quelli che magari non conoscono ancora il lavoro di Delbono.

Bobò è prodotto da Fabrique Entertainment e coprodotto da Luce Cinecittà, Inlusion Creative Hub, Vargo e Rai Cinema.

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