LOCARNO 2025 Cineasti del presente
Recensione: Becoming
- Zhannat Alshanova racconta la storia di una diciassettenne alle prese con una madre assente che amplifica il suo desiderio di integrare una misteriosa comunità di nuotatrici

Già conosciuta dal Locarno Film Festival dove nel 2020 ha vinto il Pardino d’argento per il suo cortometraggio History of Civilization, la promettente regista kazaka Zhannat Alshanova presenta quest’anno proprio a Locarno il suo primo lungometraggio Becoming, selezionato nel Concorso Cineasti del Presente. Il film si svolge nel suo paese natale, un paese relativamente giovane (indipendente da poco più di trent’anni) che, come la stessa protagonista, sembra essere ancora in fase di trasformazione, imprigionato fra il rigore del passato e il bisogno di reinventare il proprio futuro.
Al centro della narrazione troviamo Mila (interpretata da Tamiris Zhangazinova), una diciassettenne piuttosto solitaria alle prese con una madre spesso assente (Assel Kaliyeva) che sembra non aver mai davvero superato la cosiddetta crisi adolescenziale e una sorellina dipendente dai videogiochi che ha imparato a crescere sola. Sebbene le due sorelle non manchino di niente dal punto di vista materiale (il nonno ha lavorato per il Ministero degli interni), da quello affettivo la situazione è invece ben più complicata. L’assenza di struttura e di stabilità causata dall’umore altalenante di sua madre, più interessata al suo fidanzato che vive all’estero che ai bisogni delle sue figlie, obbliga Mila ad arrangiarsi come può. E come si sa, a diciassette anni la libertà può rivelarsi difficile da gestire. A proporgli una sorta di famiglia di sostituzione ci pensa la squadra di nuoto nella quale entra durante un soggiorno in un non ben identificato centro termale. Frequentando le sue compagne e soprattutto il misterioso e affascinante coach di nuoto Vlad (Valentin Novopolskij), Mila si rende progressivamente conto di quanto il suo bisogno di appartenere alla squadra sia forte, di quanto abbia bisogno di sentirsi parte di un gruppo.
Sebbene individualmente i personaggi del film siano ben costruiti, a volte però le loro vere motivazioni ci sfuggono lasciandoci confusi sul perché di alcune scelte narrative. Indubbiamente interessante da indagare, il mondo del nuoto, e in particolare quello in acque libere che pratica Mila, sembra a tratti essere accessorio, come se potesse essere sostituito con qualsiasi altro sport di squadra senza che questo cambi fondamentalmente il senso del film. Anche la vera natura di Mila, le motivazioni che la spingono ad agire in modo inaspettato non sono completamente chiare come se la confusione che la abita non ci permettesse di acceder alla sua personalità. Fra competizioni in laghi dall’aspetto lunare, la morte improvvisa di una compagna di squadra, il rapporto ambiguo con il suo coach, il dopping e il desiderio di riuscire a qualsiasi costo che spinge Mila sempre più lontano, il pubblico rischia di perdersi sempre più nei meandri di una storia tanto affascinante dal punto di vista estetico quanto difficile da seguire.
Il punto forte del film è indubbiamente la messinscena e in particolare la maestosa fotografia di Caroline Champetier. L’acqua profonda e misteriosa nella quale nuotano Mila e le sue compagne sembra infatti raddoppiarne le angosce risucchiandole nelle loro stesse paure. Questo, più che le azioni concrete di Mila, ci rivela quanto il suo lato oscuro sia invadente, quanto il suo bisogno di appartenere a qualcosa e qualcuno sia divorante.
Becoming è prodotto da Films de Force Majeure (Francia), Accidental Films (Kazakistan), Volya Films (Paesi Bassi), M-Films (Lituania) e Kjellson & Wik (Svezia).
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