Recensione: Irkalla – Gilgamesh’s Dream
- Mohamed Jabarah Al-Daradji ci porta nelle strade di Baghdad, dove i bambini devono cavarsela da soli per sopravvivere ai continui tumulti

Nella mitologia mesopotamica antica, Irkalla è l’oltretomba abitato dai morti, dai demoni e dalle divinità. Secondo l’Epopea di Gilgamesh, l’eroe eponimo visitò Irkalla in una delle sue missioni. Esiste una teoria riguardante l’ultima tavoletta, oggi perduta, dell’epopea, che descriverebbe il secondo viaggio dell’eroe nell’oltretomba. Da qui prende le mosse il nuovo lungometraggio del cineasta iracheno Mohamed Jabarah Al-Daradji, Irkalla – Gilgamesh’s Dream, che ha appena debuttato nella Piazza Grande di Locarno.
Baghdad, 2019. Gli scontri tra polizia, manifestanti e diverse milizie, spesso con agende terroristiche, creano caos per le strade. Tutti hanno perso qualcuno dopo decenni di guerre e dittatura. Il nostro protagonista, Chum-Chum (Yussef Husham Al-Thahabi), è un dolce orfano di nove anni che vive in un insediamento di fortuna di barche e chiatte abbandonate sul fiume Tigri. Per lui, l’epopea di Gilgamesh, vista come serie animata su cassette sull’autobus scolastico, è reale, e il Tigri funge da porta d’accesso a Irkalla, dove spera di incontrare i genitori defunti. Arriva perfino a vedere in un anziano pescatore (Ahmed Layo) Gilgamesh, la sua potenziale guida verso l’oltretomba.
La comunità di ragazzini senzatetto è guidata da un teppistello smaliziato, Moody (Hussein Raad Zuwayr), che vuole guadagnare abbastanza per portare sé stesso, Chum-Chum e Sarah (Lojin Star Naima), la sorella di Chum-Chum di cui si invaghisce, nei Paesi Bassi. Per riuscirci, Moody non si tira indietro davanti a nulla – dalla raccolta di rottami per il riciclo al borseggio, fino a eseguire missioni per la milizia guidata dal misterioso Sheikh (Jabaar Al-Janabii). Quello che inizia come lo spiare e filmare le routine dell’insegnante dei ragazzi, Mariam (Samar Kadhim Jawad), si trasforma presto in qualcosa di più pericoloso ed eticamente discutibile. Esiste un modo perché Chum-Chum sopravviva e resti puro in questo mondo sporco e pericoloso?
Irkalla – Gilgamesh’s Dream è un film pensato per un target preciso – ragazzi sopra i 14 anni – e, in quanto tale, fa una cosa rara: racconta la vita di strada di Baghdad dal punto di vista di un bambino, che a tratti appare molto cupo e terra-terra e, in altri, ingenuo con una punta di fantastico. E Al-Daradji ci riesce facendo sì che il pubblico provi empatia per le azioni e le cause dei suoi personaggi. In ultima analisi, mette in luce una verità universale: le persone ferite finiscono per ferire gli altri; ma lo fa con un senso di autenticità.
Lo stile del film è adatto al suo pubblico, ma non esattamente innovativo, poiché il regista opta per una combinazione di camera a mano e riprese con i droni della città e del caos che la attraversa. Le animazioni delle fantasie di Chum-Chum sono però un tocco riuscito. Sul fronte recitativo, bisogna fare delle concessioni a ogni singola interpretazione, dato che l’esperienza del cast è estremamente limitata. Inoltre, la musica orchestrale malinconica di Mike e Fabien Kourtzer risulta talvolta fin troppo didascalica nel tentativo di farci provare il massimo dell’emozione. Anche la sceneggiatura, firmata da Al-Daradji e Karim Traidia, con co-autori Shahad Ameen e Hasan Falih come “helping hands”, diventa problematica, perché si fa prevedibile una volta esaurita l’esposizione.
Dunque, Irkalla – Gilgamesh’s Dream non guadagnerà punti extra in originalità o finezza, ma con i film per i più giovani questo non è dopotutto l’obiettivo principale. Resta comunque un’opera autentica, simbolicamente ed emotivamente potente.
Irkalla – Gilgamesh’s Dream è stato realizzato come coproduzione tra Iraq, Emirati Arabi Uniti, Regno Unito, Francia, Arabia Saudita e Qatar, tramite Iraqi Independent Film Centre, Human Film e Image Nation Abu Dhabi, in coproduzione con Lionceau Film e Biet Ameen.
(Tradotto dall'inglese)
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