LOCARNO 2025 Cineasti del Presente
Recensione: Hijo Mayor
di Olivia Popp
- Il trittico di Cecilia Kang su una famiglia coreano-argentina, ispirato alle sue esperienze personali, introduce alcuni temi affascinanti e ricchi di sentimento, ma l'impatto emotivo non è sufficiente

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scheda film], presentato nel concorso Cineasti del Presente del Festival di Locarno e vincitore del premio per il miglior regista emergente della sezione, è il primo lungometraggio della regista di Buenos Aires Cecilia Kang. La sceneggiatrice e regista, di origine coreana, racconta una storia a prima vista familiare di estraneità dei figli degli immigrati, per poi dare una svolta narrativa e formale a questo tipo di racconto. Ma alla fine delle due ore di film ci rimangono solo frammenti di un tutto, il racconto del film non ci dà mai un quadro completo.
La storia in tre parti ci presenta innanzitutto l'adolescente Lila (la DJ argentina Anita B Queen). È un'argentina di origine coreana che sfoggia un taglio corto pink pixie - rimbalzando nel suo mondo giovanile, tra feste e cene con la comunità coreana. Si muove con attenzione tra le dinamiche dell'essere sempre trattata come un'estranea - la classica domanda "Da dove vieni veramente?" viene fuori rapidamente - mentre cerca di decifrare le complessità dei rapporti dei suoi genitori sia con i loro paesi d'origine che con l'Argentina, la loro nuova casa da molti anni. Kang fa in modo che quella di Lila sia una presenza sullo schermo che vogliamo assorbire più a lungo, deliziandoci con le dinamiche uniche che ha con suo padre.
Ma proprio quando iniziamo ad assaporare la storia di Lila, passiamo alla storia di suo padre, Antonio (Kim Chang Sung) - o meglio, Tony (interpretato da giovane da Suh Sang Bin) - dopo essere emigrato dalla Corea in Sud America 18 anni prima, prima in Paraguay (lasciando moglie e figlia piccola), e poi in Argentina. L'affascinante Tony, con i capelli a caschetto, respinge con grazia gli insulti del suo padrone di casa, si innamora di una giovane donna e cerca di fare soldi facili in varie attività commerciali fallimentari.
La terza parte del film è breve: Kang si limita a darci un'idea del documentario, ritraendo la propria madre e il proprio padre ai giorni nostri, con tanto di album di foto da sfogliare per dimostrare che ciò a cui abbiamo appena assistito è basato sulla sua storia vera. Insieme alle altre parti precedenti del film, questa coda sembra un ripensamento che riduce ulteriormente l'impatto emotivo delle prime due. È chiaro che Kang ha preparato un dramma familiare unico nel suo genere, ma nonostante le sue origini commoventi e personali, l'impatto emotivo non compone tutti i suoi tasselli.
Hijo Mayor è una produzione argentino-francese di Tarea Fina con In Vivo Films. Le vendite internazionali sono gestite da Meikincine Entertainment.
(Tradotto dall'inglese)
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