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LOCARNO 2025 Semaine de la Critique

Recensione: Nella colonia penale

di 

- Il documentario di Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia e Alberto Diana ci porta nella isolata quotidianità di quattro luogni in Sardegna dove sono attive le ultime colonie penali d'Europa

Recensione: Nella colonia penale

La colonia penale evoca condizioni di detenzione spietate in terre remote e desolate, che spesso puniva “crimini” come la dissidenza politica o l’essere omosessuale, e che è stata materia di tanta letteratura e cinema: la Guyana francese di Henri Charrière e Franklin J. Schaffner, la Siberia imperiale e i gulag sovietici di Aleksandr Solženicyne e Aleksandr Mittà, i laogai cinesi di Hongda H. Wu. Nella colonia penale selezionato alla Semaine de la Critique di Locarno, dove ha ricevuto il Marco Zucchi Award (leggi le notizia) – prende in prestito il titolo del celebre racconto di Franz Kafka per ribaltare la letteratura e raccontarci che oggi questi luoghi sono tutt’altro.

Scritto e diretto da Gaetano Crivaro, Silvia Perra, Ferruccio Goia e Alberto Diana, da un'idea originale di Nicola Contini, il documentario ci porta in quattro località italiane diverse, in quattro capitoli distinti, per darci solo alla fine di questo viaggio contemplativo di 85 minuti una laconica definizione: “Le colonie penali – si legge in una didascalia – oggi dette anche case di lavoro all'aperto, sono un regime detentivo speciale in vigore dalla fine dell'Ottocento. In Sardegna sono attive tre delle ultime colonie penali d'Europa: Isili, Mamone e Is Arenas. La colonia penale dell'Asinara, chiusa nel 1998, è oggi un parco nazionale”.

È appunto nella flemmatica e isolata quotidianità di questi quattro luoghi che veniamo trasportati in qualitò di testimoni di qualcosa di inaccessibile e non comune. A Isili, i detenuti (non è facile distinguerli ma la maggior parte sono di origine africana) sono impegnati nell’allevamento di un gregge di pecore. Un cartello affisso al muro avverte che “pascolanti, pulitori delle stalle e lavoranti al caseificio devono usufruire del riposo settimanale (in cella)”. Dopo il lavoro li vediamo impegnati in una partitella di calcio. A Mamone c’è la neve, vediamo i detenuti riparare un muretto a secco, bruciare stoppie, riparare i freni del Defender delle polizia penitenziaria. C’è una scuola per i reclusi e si intravede – come un’apparizione – una insegnante donna. Mustafa si prepara ad uscire dopo aver scontato 9 anni. A Is Arenas seguiamo un giovane arabo che conduce le mucche al pascolo e durante un colloquio telefonico con i genitori si lamenta che gli animali non abbiano cibo adeguato. La visione di un cervo è un momento poetico che ci dà prova di quanto la natura sia la vera padrona di quei territori e quanto sia illusoria quella libertà d’azione. All’isola dell’Asinara le istituzioni si sono arrese, le celle sono vuote e le associazioni animaliste ne hanno fatto un osservatorio faunistico e di recupero di specie marine, come la meravigliosa tartaruga Raffaele di 25 kg che si vede nel film.

Nella colonia penale è un documentario di pura osservazione. Il comune denominatore dei quattro registi è l’uso di una camera fissa, tenuta ad una certa distanza, a volte un po’ più ravvicinata. Non ci sono interviste che possano suggerire una qualche posizione sul tema dei diritti delle persone detenute (l’Italia è stata condannata dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo per il sovraffollamento delle celle e i suicidi). L’unica “testimonianza” è l’audio che risale al 1992 di una donna che dice di avere sedici figli, di cui due all’Asinara, uno a Pianosa (il marito è nel carcere di Spoleto) e denuncia l’impossibilità di andare a far loro visita. Lo spettatore è dunque invitato a formarsi un giudizio su questo retaggio dell'imperialismo di epoca coloniale che va scomparendo, in cui convivono condannati  che stanno scontando una pena certa e “internati” sottoposti a una misura di sicurezza per la loro presunta pericolosità sociale, chiamata in gergo "ergastolo bianco", una forma di detenzione che potrebbe prolungarsi a tempo indeterminato. 

Nella colonia penale è prodotto da Mommotty.

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