SARAJEVO 2025 Concorso Documentari
Recensione: Cuba & Alaska
- Yegor Troyanovsky segue due donne medico militari in un film il cui spirito e la cui gioia di vivere lo distinguono dai numerosi documentari ambientati sul fronte ucraino

Il giornalista e regista ucraino Yegor Troyanovsky arriva al Festival di Sarajevo tra i documentari in concorso con il suo secondo film, Cuba & Alaska [+leggi anche:
trailer
intervista: Yegor Troyanovsky
scheda film], dopo la premiere mondiale al Sheffield Doc/Fest. Ambientato ancora una volta in prima linea e girato per lo più con bodycam e telefoni, il documentario si distingue per i protagonisti che danno il titolo al film e per il loro contagioso entusiasmo per la vita, mantenuto contro ogni previsione.
Forse non è così sorprendente: la risata è un potente meccanismo di difesa, come dimostra il famoso umorismo nero derivato dalla guerra in Bosnia. Cuba (Yulia) e Alaska (Olexandra) sono medici militari in una piccola unità mobile. Le incontriamo per la prima volta in un video girato con il telefono, mentre scherzano, cantano e si divertono sullo sfondo di esplosioni sempre più vicine. Nell'unico momento di intervista del film, montato più come brevi spezzoni che come una vera conversazione, sono sedute sul retro di un camion e raccontano l’origine dei loro soprannomi.
Il film si apre con un tono vivace, tra brani pop, rock, disco e reggae ucraini e un montaggio serrato curato dall'esperta montatrice belga Joëlle Alexis. Il primo atto mostra però anche il lato più crudo del lavoro dei due medici, tra sangue, campi fangosi e ambulanze poco spaziose. In una rara ripresa in piano fisso (tra i quattro direttori della fotografia accreditati, Serhiy Stetsenko è il DoP) vediamo Cuba dare con energia istruzioni di primo soccorso a un soldato sul campo. Nel corso del film si vede come i soldati, privi di contatti veri con familiari e amici, trovino un sostituto nei compagni d’unità. Scopriamo anche i sogni di Cuba e Alaska: tornare alle loro passioni, la moda per la prima e l’illustrazione per la seconda.
L’intensità frenetica del film si interrompe quando Alaska viene colpita da schegge alla coscia. Durante la sua convalescenza, se le armi scarseggiano, almeno gli aiuti occidentali garantiscono ospedali all’avanguardia, con un robot che la aiuterà a camminare di nuovo e persino la terapia assistita con cavalli. Nel frattempo, Cuba partecipa alla Paris Fashion Week con le sue creazioni da “guerriera futurista” e poi si sposta in Spagna per visitare la madre. Le due non si incontreranno di nuovo fino alla fine del film, ma restano in contatto costante tramite messaggi di testo che compaiono sullo schermo. Gli eventi successivi porteranno, nell’atto finale, a un dramma inaspettato, intenso ed emotivamente travolgente, quasi come se fosse un film fiction.
Anche se l’infortunio di Alaska la tiene in parte lontana dall’azione, Troyanovsky riesce a mantenere un equilibrio tra le due protagoniste. Ne nasce un’alternanza di emozioni e stili cinematografici: la parte centrale del film assume un tono più cupo, nonostante l’uscita di Cuba a Parigi. Il dolore e la frustrazione di Alaska fanno da pesante contrappeso, ma il cambio di scenario viene accolto con interesse dal pubblico. L’ultima parte del film dimostra ancora una volta che dalla guerra non si può fuggire, pur senza farci dubitare che le due mediche desiderino qualcosa di diverso, per quanto sognino la pace e un ritorno alle loro vite passate, ormai perdute per sempre. Il più grande merito del film è proprio mostrare questa dicotomia e far capire che, nonostante il loro spirito indomabile, entrambe sono cambiate in modo irreversibile.
Cuba & Alaska è una coproduzione dell’ucraina 2Brave Productions, la francese Tag Film e la belga Clin d'oeil Films. Java Films ne gestisce le vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
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