V4P, quando il cinema si ferma per Gaza
di Sella Mari
- La Mostra di Venezia vede un movimento spontaneo di professionistә dell'audiovisivo unitә da l'orrore e la profonda frustrazione per il genocidio in corso

Dieci giorni. Questo il tempo che è bastato a V4P (Venice for Palestine) per nascere, crescere e diventare una voce difficile da ignorare nel panorama cinematografico internazionale. Un movimento spontaneo di professionistә dell'audiovisivo unitә da un sentimento comune: l'orrore e la profonda frustrazione per il genocidio in corso a Gaza.
V4P è emersa dall'urgenza di fare qualcosa di concreto per sostenere il popolo palestinese, inserendosi in quel flusso di coscienza collettiva che sta prendendo forma organizzata insieme ad altre realtà come la rete Artisti #NoBavaglio, la Global Sumud Flottilla e molte altre realtà. Tra queste quelle promotrici della manifestazione del 30 agosto al Lido di Venezia. Il catalizzatore è stata la consapevolezza che un'altra Mostra del Cinema di Venezia stava per iniziare senza mettere al centro la tragedia in corso, come nulla fosse.
Con una lettera aperta rivolta alla Biennale, alla Mostra, alle sezioni parallele, oltreché a colleghe e colleghi del settore, V4P ha voluto esortare ad assumere posizioni chiare ed a ospitare e promuovere incontri e momenti di dibattito e riflessione sul genocidio in atto. Il documento ha ottenuto un riscontro straordinario: oltre 1500 adesioni tra festival, associazioni culturali, sigle sindacali, professionisti e artisti, tra cui la Premio Nobel per la Letteratura Annie Ernaux, lo sceneggiatore Paul Laverty, storico collaboratore di Ken Loach, oltreché il regista stesso.
Molte testate hanno ripreso la notizia dell’annullamento della partecipazione di Gerard Butler e Gal Gadot al festival. V4P sottolinea l’esempio del boicottaggio culturale nei confronti dell’apartheid in Sud Africa, come une delle forme storiche di protesta non violenta e di resistenza. V4P non ha richiesto l’esclusione di Gal Gadot e Gerard Butler per la loro nazionalità (tra l’altro Butler è scozzese…), ma perché i due attori si sono negli anni pubblicamente esposti a favore del governo Netanyahu e in particolare dell’esercito israeliano. "Non si tratta di silenziare opinioni", spiegano da V4P, "ma di dire che le posizioni che giustificano un genocidio non possono avere spazio nel confronto democratico".
Non si tratta di censura, ma di dire a chiare lettere che non si puo’ normalizzare un genocidio. Riprendendo il pensiero di Francesca Albanese, “confrontarsi con quelli che difendono l'esercito di occupazione (..) non serve se non a normalizzare una situazione insostenibile”.
V4P rappresenta l'espressione di una sensibilità collettiva ed è fondamentale chiarire che la semplice adesione alla lettera aperta non comporta automaticamente l'appartenenza al movimento. V4P ha avviato un dialogo costruttivo con varie sezioni della Mostra, particolarmente con le Giornate degli Autori e la Settimana Internazionale della Critica. La richiesta principale di V4P è chiara: fare da cassa di risonanza di quello che accade in Palestina, dare voce al popolo palestinese, cogliendo l'occasione della Mostra per portare le loro storie di resistenza al centro della scena mondiale. Per questo hanno proposto artisti palestinesi disponibili a portare la propria testimonianza.
V4P confida in un dialogo costruttivo con la Mostra del Cinema, oltreché nell'umanità e nella sensibilità più volte manifestate dal direttore Alberto Barbera. L'obiettivo finale è che la Biennale colga questa occasione per rendersi protagonista di un vero cambiamento.
V4P sogna un cinema che possa tornare ad essere uno strumento di coscienza sociale e resistenza civile. In un momento storico in cui l'arte e la cultura sono chiamate a prendere posizione, V4P mira a dimostrare che è possibile fermare gli orologi davanti a un massacro e che è fondamentale "Restare umani insieme".
La sfida ora è trasformare questo slancio iniziale in iniziative durature che vadano oltre il festival veneziano, mantenendo alta l'attenzione su una tragedia che non può essere normalizzata.
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