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VENEZIA 2025 Concorso

Recensione: Il mago del Cremlino

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- VENEZIA 2025: Al ritmo di un thriller, Olivier Assayas firma un affascinante affresco che ripercorre l'irrigidimento del potere russo, dalla perestrojka alla solitaria dittatura assassina di Putin

Recensione: Il mago del Cremlino
Jude Law e Paul Dano in Il mago del Cremlino

“Nessuno è al sicuro in Russia.” Portando sul grande schermo in inglese l’eccellente romanzo Il mago del Cremlino [+leggi anche:
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di Giuliano da Empoli, Olivier Assayas sapeva di avere tra le mani un materiale straordinariamente ricco, ma anche politicamente molto delicato, nel contesto dell’attuale guerra in Ucraina. Da Empoli è uno scrittore attentissimo e un acuto analista delle trasformazioni contemporanee legate al populismo e alla manipolazione delle masse (come dimostrano i suoi saggi Gli ingegneri del caos e L’ora dei predatori).

Presentato in concorso all’82ª Mostra di Venezia, il film ricostruisce dall’interno, attraverso flashback e lo sguardo di un personaggio secondario ma di grande influenza, un ampio arco della storia recente della Russia: dai venti di libertà della perestrojka fino all’invasione della Crimea del 2014, la prima grande deflagrazione di un sistema di potere verticale, costruito metodicamente nei quindici anni precedenti. Un sistema fondato sulla paura, sulle minacce nell’ombra, sul controllo della rabbia irrazionale e sul peso scioccante degli omicidi, che da allora non ha fatto che inasprirsi.

“Se non prendi il potere, sarà il potere a prendere te.” Per Vadim Baranov (Paul Dano, perfetto nella sua opacità quasi insondabile), la nuova Russia di Gorbaciov, dopo aver seppellito il comunismo, è una pagina bianca esaltante, dove alle notti sfrenate di festa seguono le giornate passate a mettere in scena a teatro We di Evgenij Zamjatin (un richiamo profetico, poiché quest’opera di fantascienza scritta sotto Stalin richiama uno stato totalitario). Ma molto presto, sotto l’influenza dell’amico neo-capitalista Sidorov (Tom Sturridge) e per amore della bellissima Ksenia (Alicia Vikander), il giovane diventa produttore di reality televisivi, guadagnandosi il soprannome di “mago” e incrociando la strada dell’oligarca Boris Berezovskij (Will Keen). Gli viene quindi affidato il compito di garantire a ogni costo la rielezione del burattino Boris Eltsin alla presidenza. Ma, una volta portata a termine la missione, occorre trovare un successore, e Berezovskij pensa a Vladimir Putin (Jude Law, straordinariamente credibile), allora a capo dell’FSB. Ha così inizio una partnership operativa tra Vadim, l’acrobata e giocatore d’azzardo, e il nuovo “zar”, che assomiglia a una discesa di Orfeo negli Inferi. Perché il potere è una droga, ma la morte è definitiva…

Diretto con una fluidità magistrale e sostenuto da un impressionante susseguirsi di scenografie che danno energia ai giochi di potere dietro le quinte (su una sceneggiatura scritta dal regista insieme a Emmanuel Carrère), il film riesce a restituire un’immagine della Russia più che plausibile ed è ricchissimo di dettagli (la Seconda guerra cecena, l’affondamento del Kursk, l’eliminazione degli oligarchi, la Rivoluzione arancione in Ucraina, le Olimpiadi di Sochi, ecc.) senza mai perdere il filo. Sullo schermo compaiono Limonov, Prigožin, Sečin, i biker dei Night Wolves (perché è necessario “monopolizzare non solo il potere, ma anche la sovversione”) e molti altri. Questa abbondanza è orchestrata con il ritmo di un thriller avvincente, che alterna commedia nera ed echi drammatici in risonanza crudele con il conflitto attuale, dando vita a un teatro spietato di ombre e maschere, accessibile a un pubblico vastissimo.

Il mago del Cremlino é una produzione di Curiosa Films e Gaumont (la quale ne gestisce anche le vendite internazionali), in coproduzione con France 2 Cinéma.

(Tradotto dal francese)

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