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VENEZIA 2025 Giornate degli Autori

Recensione: Gli uccelli del monte Qaf

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- VENEZIA 2025: Morteza Ahmadvand e Firouzeh Khosrovani trovano un modo originale e poetico per riflettere con straordinaria intensità su esilio, nostalgia di casa e lontananza dalle persone care

Recensione: Gli uccelli del monte Qaf

A chi è costretto all’esilio rimangono desideri semplici, come quello di riabbracciare i propri genitori, sentire il loro odore. È quello che vorrebbe fare Maryam nel bellissimo film di Morteza Ahmadvand e Firouzeh Khosrovani, Gli uccelli del monte Qaf [+leggi anche:
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, presentato in concorso alle 22me Giornate degli Autori di Venezia. Questo però non le è concesso: Maryam non può più mettere piede in Iran da quando, molti anni fa (era il 1979 e la Rivoluzione islamica aveva appena trionfato), scappò dal suo Paese per sfuggire al regime. Così la donna installa delle telecamere di videosorveglianza in casa dei suoi genitori: ogni volta che sente la sua mancanza, si mette davanti al monitor. Loro sono a Teheran, lei negli Stati Uniti. Le distanze all’inizio sembrano accorciarsi, ma il senso di colpa per averli lasciati cresce lentamente ed esplode quando la connessione va via, lo schermo si fa nero o le stanze rimangono vuote.

Lei regista di documentari, lui videoartista, i due filmmaker iraniani (autori anche della sceneggiatura) combinano i due diversi approcci a metà strada tra realtà e finzione, trovando un modo originale, poetico, tanto semplice quanto suggestivo, per riflettere con straordinaria intensità sull’esilio, la nostalgia di casa e la lontananza dai propri cari. Di Maryam sentiamo solo la voce, mentre le immagini fisse delle telecamere restituiscono i piccoli gesti della quotidianità di due persone anziane, indebolite, sole. I primi tempi, i due coniugi ballano davanti alle telecamere per far vedere alla figlia che stanno bene, poi, col tempo, cominciano a scordarsi di quell’occhio puntato su di loro. “Io ero il presente-assente nelle loro vite”, dice la voce narrante. La casa è il quarto protagonista di questo film, ha anch’essa una voce: ha la stessa età di Maryam, l’ha accolta quando lei è nata, l’ha vista felice quando lei era una bambina. Vecchi filmati di famiglia ce lo mostrano, altre immagini di repertorio ci ricordano la guerra Iran-Iraq scoppiata nel 1980 e durata nei successivi otto anni.

C’è poi il racconto del giorno in cui Maryam, giovanissima (non aveva nemmeno vent’anni), ha lasciato la sua terra: “Dietro di me c’era la casa, davanti a me l’oscurità”. Spinta dai suoi familiari e avvolta in una pelle di pecora per mimetizzarsi in un gregge, ha attraversato il confine montuoso tra Iran e Turchia, direzione Stati Uniti. Una volta lì, ha dovuto giurare fedeltà al Paese che la ospitava. “E se dovesse scoppiare una guerra tra Iran e Stati Uniti?” è un altro dei dolorosi dilemmi di migranti e rifugiati, quando la propria identità è divisa. Ma ciò che più rimane di questo film è quel senso di impotenza e lacerazione di chi non può tornare a casa, non può prendersi cura delle persone che ama, né salutarle quando se ne vanno, il tutto espresso con una delicatezza e fragilità dirompenti.  

Gli uccelli del monte Qaf è prodotto da Fifi Film (Iran), Antipode Films (Norvegia), Zalab Film (Italia) con Rai Cinema. Il film uscirà in Italia a gennaio 2026, distribuito da Zalab Film, la casa di produzione e distribuzione di cinema indipendente e sociale di cui fa parte Andrea Segre. Le vendite internazionali sono affidate a Taskovski Films.


Photogallery 01/09/2025: Venice 2025 - Past Future Continuous

6 immagini disponibili. Scorri verso sinistra o destra per vederle tutte.

Morteza Ahmadvand, Firouzeh Khosrovani
© 2025 Isabeau de Gennaro for Cineuropa @iisadege

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