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TORONTO 2025 Discovery

Recensione: Julian

di 

- Con il suo primo lungometraggio, Cato Kusters racconta in modo tratteggiato una storia d'amore e di lutto struggente, al ritmo frenetico dei ricordi della sua protagonista

Recensione: Julian
Nina Meurisse e Laurence Roothooft in Julian

Nel suo lungometraggio d'esordio, Julian [+leggi anche:
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, presentato in prima mondiale al Festival di Toronto nella sezione Discovery, la giovane regista fiamminga Cato Kusters offre un ritratto sensibile e dinamico dell'amore. Questo amore è quello di Fleur (Nina Meurisse) e Julian (Laurence Roothooft), follemente innamorate, al punto da decidere di sposarsi, non solo nel loro Belgio natale, ma anche in tutti gli altri paesi che consentono il matrimonio tra persone dello stesso sesso. All'epoca in cui si svolge la storia, c'erano 22 paesi di questo tipo (oggi 36, su quasi 200), quindi immaginano una sorta di giro del mondo dell'amore, un viaggio che è tanto una dichiarazione d'amore quanto una dichiarazione di guerra contro l'ingiustizia che ancora oggi subiscono le coppie dello stesso sesso che desiderano sposarsi. Si organizzano, vendono parte dei loro beni, si prendono una pausa dal lavoro e si lasciano alle spalle una vita agiata per la più bella delle incertezze. Le due donne intraprendono una lotta comune, una battaglia più grande di loro e difficile da combattere, che minaccia costantemente di oscurare ciò che conta davvero. Ma lo slancio di Fleur e Julian viene bruscamente interrotto quando quest'ultima viene colpita da vertigini subito dopo la cerimonia parigina. Il verdetto è devastante: Julian è malata e le restano solo pochi mesi di vita. Julian e Fleur si ritrovano in questa situazione precaria, prima che, di fronte all'insopportabile assenza, Fleur si decida a mantenere vivo il ricordo di Julian, con ogni mezzo necessario.

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La narrazione di Julian è tutt'altro che lineare. Il film è tratto dalle memorie di Fleur Pierets, in cui racconta la sua storia e quella di Julian, già sotto forma di un patchwork di ricordi. Il film si sforza di trascrivere il labirinto della memoria, dove ogni sentiero nasconde una porta verso un nuovo ricordo, dove la narrazione procede per associazione di idee piuttosto che per successione di causa ed effetto. Mentre l'amore di Fleur e Julian è un amore militante, certo della sua capacità di cambiare il mondo, il film stesso si concentra non sulla lotta politica delle due donne (una lotta interrotta dalla malattia, ma portata avanti ancora oggi dal lavoro di memoria di Fleur), ma sull'amore come forza motrice, anche oltre la morte. Il patchwork temporale è rafforzato dalla giustapposizione di diversi tipi di immagini: quelli della narrazione biografica e quelle intradiegetiche filmate dalle protagoniste, che ne condividono l'intimità. Tutte queste texture e circonvoluzioni temporali contribuiscono a condividere ciò che è un ricordo in divenire. Per portare avanti questa storia d'amore più grande della vita, ci volevano due attrici che ci mettessero anima e corpo, come nel caso di Nina Meurisse (notata dal regista in Le Ravissement [+leggi anche:
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, vincitrice di un César per La storia di Souleymane [+leggi anche:
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) e Laurence Roothooft (attrice fiamminga vista finora a teatro e in televisione).

Julian è prodotto da The Reunion (Belgio), la società di produzione fondata dai fratelli Michiel e Lukas Dhont (regista di Girl [+leggi anche:
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), ed è coprodotto da altri due fratelli famosi, i Dardenne, con la loro società Les Films du Fleuve (Belgio), dove opera la produttrice Delphine Tomson, e da Topkapi Films (Paesi Bassi). Le vendite internazionali sono affidate a The Match Factory.

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(Tradotto dal francese)

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