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VENEZIA 2025 Concorso

Recensione: Duse

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- VENEZIA 2025: Pietro Marcello firma un biopic non convenzionale sulla iconica attrice di teatro Eleonora Duse, interpretata con sensibilità da Valeria Bruni Tedeschi

Recensione: Duse
Valeria Bruni Tedeschi e Noémie Merlant in Duse

Pietro Marcello dedica il suo quarto lungometraggio di finzione, Duse [+leggi anche:
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scheda film
]
, in concorso alla Mostra di Venezia, ad una delle icone assolute di sempre dell’arte del recitare. Detta “la divina” e considerata la più grande attrice di teatro dei suoi tempi (la sua scomparsa è avvenuta nell’ aprile di 100 anni fa) Eleonora Duse viene immortalata sul grande schermo nel momento del suo ritorno dopo una lunga assenza dalle scene, tra il 1917 e 1923. Marcello, che da sempre ha ibridato cinema documentario e di finzione, anche qui utilizza spezzoni di autentici filmati d’archivio per una contestualizzazione storica ricca d’inventiva.

Dopo una lunga panoramica sotto i titoli di testa su un campo di battaglia realizzato con soldatini di plastica della Prima Guerra Mondiale immobili nella nebbia, il film si apre con la visita della Duse, vestita di nero con il velo, ai soldati italiani al fronte. Il regista intende subito mostrare quanto la crisi personale della grande attrice coincida con lo sconvolgimento sociale di un Paese e dell’intera Europa. Più tardi, l’ascesa del fascismo fa da sfondo alla volontà creativa e innovatrice della Duse di portare sul palco una compagnia di giovani attori con la Donna del mare dell’adorato Ibsen e riassaporare il successo. “L’arte, come la guerra, richiede sangue, sudore, fango, coraggio, disciplina” è uno dei suoi ammonimenti agli attori. Piena di debiti a causa del crollo della Banca di Berlino e malata di tubercolosi in stato avanzato, l’attrice combatterà la sua ultima battaglia prima di arrivare in fondo alla sua parabola artistica ed esistenziale.

La scelta migliore di questo biopic anticonvenzionale, scritto dal regista con Letizia Russo e Guido Silei, è aver affidato a Valeria Bruni Tedeschi il ruolo della protagonista. Tedeschi rielabora l’eleganza disordinata (definizione della costumista Ursula Patzak) della diva con naturalezza ed energia, restituendo contraddizioni e debolezze di una grande donna che sta tracciando il bilancio finale. Basta osservarla nelle scene della sua relazione quantomeno turbolenta con Gabriele D’Annunzio (Fausto Russo Alesi, straordinario), nel suo doloroso rapporto con la figlia Enrichetta (Noémie Merlant), che sente tutta la distanza di una madre che ha dedicato la vita all’arte; nella enorme tenerezza con cui tratta l’assistente Desirée che semplicemente l’adora (Fanni Wrochna, memorabile). O nel confronto-scontro con un’altra gigantessa del teatro, Sarah Bernhardt, interpretata da Noémie Lvovsky, che le fa notare come tutto sia cambiato - “sogni, amori” - dopo la catastrofe della guerra. E infine nella visita ad uno sbrigativo Benito Mussolini ormai al potere, che le ripiana i debiti e le concede un vitalizio (per far ingelosire il “nemico” D’Annunzio).

Eleonora Duse affida al giovane Giacomo Rossetti Dubois (Edoardo Sorgente) la scrittura di un’opera moderna, sperimentale (“urgente e necessaria” ironizza la setta Duse), da portare a teatro con il denaro di un grezzo produttore cinematografico che si rivelerà un disastro alla prima. Dopo il fiasco, l’ultimo tentativo sarà di portare in scena La città morta di D’Annunzio, ma la malattia non le dà più tregua, è il momento di arrendersi all’immortalità.

Duse è una coproduzione Italia-Francia di Palomar e Avventurosa con Rai Cinema e PiperFilm, in coproduzione con Ad Vitam Films e Berta Film. Le vendite internazionali sono curate da The Match Factory.

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