Recensione: Grand Ciel
- VENEZIA 2025: Il film d'esordio di Akihiro Hata si addentra in un cantiere distopico, mescolando temi sociali con un'atmosfera inquietante

Il film d'esordio di Akihiro Hata, Grand Ciel [+leggi anche:
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scheda film], selezionato nella sezione Orizzonti della Mostra del cinema di Venezia, è incentrato su Vincent (Damien Bonnard), che lavora di notte nel cantiere di un futuristico quartiere urbano destinato a diventare un capolavoro di ingegneria. Tuttavia, questa promessa comincia a svanire quando un operaio scompare misteriosamente, lasciando Vincent e i suoi colleghi con domande e sospetti su un insabbiamento. Poco dopo, quando un altro operaio scompare, la tensione aumenta drammaticamente.
L'elemento più sorprendente di questo sito futuristico, chiamato Grand Ciel, è ciò che Hata stesso ha descritto con parole accuratamente scelte: "Questo cemento minerale, freddo e onnipresente, la cui polvere aleggia nell'aria come una nebbia tossica costante, si infiltra in ogni fessura, minacciando di inghiottirti, mentre il gigantesco cantiere continua a espandersi sempre di più, a qualsiasi costo". La capacità di trasformare queste parole in realtà filmica è forse il più grande risultato di Grand Ciel, un film che fa del suo meglio per scorrere fluido e che invece tende a vacillare di tanto in tanto. Tutte le componenti sono di qualità superiore alla media, ma a volte la precisione tecnica del film sembra superare la sua profondità emotiva, creando una piccola, ma evidente, discrepanza.
Detto ciò, il film si caratterizza per una forte vena sociale. Le produzioni francesi – o parzialmente francesi – spesso eccellono nell'affrontare temi sociali senza risultare pesanti, aggiungendo un tocco di commedia o di thriller (come lo straordinario La nuit se traîne [+leggi anche:
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scheda film] dell'anno scorso). In questo caso, il lavoro di Hata è molto accattivante per il fatto di fondere un'estetica futuristica (quella degli edifici del quartiere progettato) con una trama e personaggi molto realistici, che pronunciano dialoghi ben scritti e credibili. La sapiente recitazione di un cast complessivamente ben scelto valorizza la sceneggiatura, scritta dal regista insieme a Jérémie Dubois.
Questo ambiente magistralmente progettato, costruito con l'aiuto del direttore della fotografia David Chizallet e degli scenografi Aurore Casalis e Mathieu Buffler, potrebbe essere considerato un esempio di come un film di questo genere dovrebbe essere concepito e sviluppato. In questo senso, Grand Ciel è praticamente un capolavoro nel suo genere. I film in 3D non hanno riscosso un successo clamoroso più di un decennio fa, per molteplici ragioni, ma qui c'è una forte dimensione tattile, come se le superfici e gli spazi che vediamo potessero essere toccati e annusati. Le tonalità di blu e grigio, che si fondono con le tinte gialle e bianche provenienti dalle luci artificiali del sito, rimarranno sicuramente impresse nella mente del pubblico.
In definitiva, Akihiro Hata ha orchestrato in modo superbo questi elementi disparati per un lungometraggio d'esordio, anche se la sensazione generale è che il film possa mancare un po' di "cuore", poiché si rivolge principalmente all'intelletto, creando una leggera distanza tra lo spettatore e il suo contenuto. Forse una risonanza emotiva più forte avrebbe potuto renderlo un gioiello cinematografico più completo.
Grand Ciel è prodotto dalla francese Good Fortune Films e la lussemburghese Les Films Fauves. WTFilms cura le vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
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