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TORONTO 2025 Platform

Recensione: Winter of the Crow

di 

- La polacca Kasia Adamik realizza un neo-noir scarno e inquietante incentrato su un'accademica britannica intrappolata dalla parte sbagliata della cortina di ferro

Recensione: Winter of the Crow
Lesley Manville in Winter of the Crow

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di Kasia Adamik è un thriller d'epoca teso e suggestivo, ambientato in uno dei capitoli più oscuri della storia recente della Polonia. Presentato in anteprima nella sezione Platform di Toronto e selezionato come film di chiusura fuori concorso a San Sebastian, il film adatta un racconto della scrittrice premio Nobel Olga Tokarczuk e lo porta sullo schermo con incrollabile precisione, sostenuto dalle interpretazioni magistrali di Lesley Manville e Zofia Wichłacz.

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La storia si svolge nel dicembre del 1981, alla vigilia dell'introduzione della legge marziale in Polonia. La dottoressa Joan Andrews (Manville), una docente di psicologia clinica residente a Londra, si reca a Varsavia su un raro invito ufficiale per presentare la sua ricerca. Quasi immediatamente, si ritrova in un paese in preda a disordini, dove il movimento Solidarność ha suscitato speranze di riforma, ma la repressione è pronta a rispondere. Andrews incontra Alina (Wichłacz), una studentessa attivista fragile ma determinata, e attraverso di lei viene trascinata nel mondo clandestino della resistenza. Quando la legge marziale viene improvvisamente dichiarata, Varsavia si trasforma in un labirinto di cemento pattugliato da carri armati e miliziani. Bloccata, con alleati limitati – tra cui un cauto ambasciatore britannico interpretato da Tom Burke – Andrews deve muoversi in un territorio sempre più ostile, rendendosi conto che la violenza politica non è più un concetto lontano, ma una realtà presente che mette alla prova la sua coscienza.

Adamik, che firma la sceneggiatura con Sandra Buchta, offre un neo-noir essenziale che rifugge qualsiasi abbellimento. L'ossatura della narrazione è semplice: una donna intrappolata dalla parte sbagliata della cortina di ferro, costretta a sopravvivere a un gioco del gatto e del topo con un regime che fa della paranoia la sua politica. Eppure, l'esecuzione in sé è ricca di dettagli, e il punto di forza del film risiede nella sua capacità di evocare stati d'animo. Collaborando con il direttore della fotografia Tomasz Naumiuk, Adamik immerge Varsavia in sfumature di grigio e nero, trasformandola in una città apparentemente priva di luce solare. Ogni volta che il sole penetra, viene filtrato o attenuato, come un ricordo di una gioia intravista ma negata. Alcune delle immagini più inquietanti provengono dai finestrini delle auto: vetri appannati che trasformano i volti in astrazioni spettrali, una metafora visiva di vite cancellate o oscurate sotto un regime autoritario.

La scenografia e i costumi, altrettanto meticolosi, accentuano questo senso di "inverno dell'anima". Strade, uffici e appartamenti sono spogliati di colore e calore, riecheggiando una società soffocata dalla paura e dalla burocrazia. Il film porta il tocco della produttrice esecutiva Agnieszka Holland, madre di Adamik e maestra nel raccontare la repressione, la cui influenza sembra permeare sia l'urgenza politica che la cupa autenticità della messa in scena.

È nell'interpretazione che Winter of the Crow raggiunge il suo massimo splendore. Manville, da sempre un'attrice sottile, conferisce alla dottoressa Andrews un mix di smarrimento e silenziosa resilienza. Incarna una donna che arriva come un'outsider – curiosa ma ingenua riguardo alla realtà dietro la cortina di ferro – e che gradualmente si confronta con l'inutilità del suo distacco professionale. Wichłacz offre un sorprendente contrappunto: la sua Alina è fragile all'apparenza ma animata dalla convinzione, una giovane donna determinata a combattere anche quando rischia di cedere sotto pressione.

Tecnicamente, Adamik realizza un film controllato e sicuro, che evita gli eccessi e mantiene la sua austerità intrisa di noir. Eppure, l'atto finale traballa leggermente. Verso la fine, la narrazione si affida a una retorica di chiarezza storica che mina l'ambiguità che aveva caratterizzato il percorso fino a quel momento. Il messaggio antiautoritario rimane potente, ma l'originalità dei capitoli precedenti sfuma in una conclusione più didattica.

Winter of the Crow è prodotto dalle società polacche Wild Mouse Production e Film Produkcja con la lussemburghese Iris Productions e l’irlandese-britannica Film and Music Entertainment Ltd. HanWay Films cura le vendite nel mondo.

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(Tradotto dall'inglese)

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