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TORONTO 2025 Platform

Recensione: Hen

di 

- György Pálfi riesce nella sua audace scommessa di realizzare un film incentrato sulle disavventure di una gallina, che rispecchia un mondo umano molto poco lusinghiero

Recensione: Hen

"Cosa ci fai qui? Quando sei scappata?". Fin dal suo esordio con Hukkle e Taxidermia [+leggi anche:
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, sappiamo che l'insolito è uno dei terreni di gioco preferiti di György Pálfi. Con Hen [+leggi anche:
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, presentato in concorso nella sezione Platform del 50mo Festival di Toronto, il regista spinge tuttavia il suo gusto per l'esperienza cinematografica ancora oltre, poiché, come Jerzy Skolimowski con l'asino protagonista tre anni fa del pluripremiato film di Cannes EO [+leggi anche:
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, il regista ungherese ha affidato a un animale il ruolo principale nel suo nuovo film.

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L’animale in questione è una semplice gallina che schiamazza, becca di qua e di là, cerca di evitare guai, ma ovviamente depone anche uova e comprende gradualmente, nel suo modo diretto e particolarmente ostinato, il mondo in cui scorrazza. Un curioso “coming of age” animale, quindi, che non manca di umorismo burlesco, pur lanciando uno sguardo molto serio sulla moralità umana che arranca (più o meno attivamente) nella brama del guadagno, nell'incuria (“nessuno si prende più cura di nulla”) e l'egoismo, fino a trattare gli altri come bestiame e annullare ogni senso di responsabilità nei confronti delle nuove generazioni.

"Mia moglie preparerà una zuppa deliziosa". Per la nostra eroina, la gallina, tutto inizia in uno stabilimento industriale avicolo dove i pallet traboccano di uova, che rapidamente si trasformano in sciami di pulcini riversati su nastri trasportatori prima di raggiungere le dimensioni adulte in un vasto e sovraffollato hangar. Ma il colore nero delle sue piume (un fattore di differenziazione) la salva dal destino dei suoi simili, ed eccola alla scoperta del vasto mondo dal sedile del passeggero di un camion, poi in una stazione di servizio, in libertà, con la complicità di un finestrino aperto. Seguono le minacce mortali di una volpe e di un attraversamento autostradale, un vagabondaggio in una grande città e un ritorno in campagna, per finire nelle fauci di un cane che la porta al Panorama, un ristorante fatiscente sul mare dove un anziano (Ioannis Kokiasmenos) vive con la figlia (Maria Diakopanagioti), il compagno (Argyris Pantazaras) e la nipote. Un luogo dove si svolge il traffico di esseri umani e dove la nostra gallina impara a vivere in un pollaio (con un gallo iperattivo). Ma dove finiscono tutte le uova che depone? La nostra protagonista scapperà di continuo per condurre le sue indagini, nel suo stile relativamente inconsapevole tipico delle galline. E passerà da una rivelazione all'altra, sia sul trattamento riservato alla sua specie che sui costumi umani...

Tour de force registico (riprese con animali veri, un ambiente estremamente realistico) supportato dall'agilità del direttore della fotografia Giorgos Karvelas, Hen è un'opera spesso divertente, che gioca molto con l'eccellente musica composta da Szőke Szabolcs. Ma la sceneggiatura estremamente creativa, scritta dal regista e da Zsófia Ruttkay, introduce anche molteplici dimensioni suggestive di parabole (il traffico di migranti che riecheggia la prigionia degli animali, la fibra materna della gallina in contrapposizione alle relazioni in decomposizione tra gli esseri umani) e di temi esistenziali (la vita e la morte, l'individuo e il gruppo, il desiderio e l'amore, i bambini, la possibilità di cambiare, ecc.). Perché in realtà, chi divora chi e chi si divora a vicenda nel nostro mondo?

Hen è prodotto da Pallas Film (Germania), View Master Films (Grecia) e Twenty Twenty Vision (Germania), e coprodotto da Focusfox e ZDF/ARTE. Lucky Number guida le vendite internazionali.

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(Tradotto dal francese)

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