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TORONTO 2025 Discovery

Recensione: Forastera

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- Il film d'esordio di Lucía Aleñar Iglesias offre uno sguardo raro e sfumato sul dolore e sulla crescita

Recensione: Forastera
Zoe Stein in Forastera

Da adolescente, sentirsi dire che assomigli a tua nonna probabilmente non è il migliore dei complimenti, ma stranamente lo è per Cata (Zoe Stein), la protagonista diciassettenne di Forastera di Lucía Aleñar Iglesias, presentato in anteprima mondiale nella sezione Discovery di Toronto.

Cata è l'incarnazione di quella che la gente definisce "un'anima antica": con gli occhi osserva con calma l'ambiente circostante una casa estiva a Maiorca, più affollata del solito, tiene la testa alta e parla solo quando è necessario. Ha poco o niente della tipica adolescente ribelle, tranne forse gli appuntamenti al mare con un ragazzo svedese in vacanza; il più delle volte, è silenziosa e osservatrice, e la sua ammirazione non è rivolta a sua madre, Pepa (Núria Prim), ma a sua nonna materna, Catalina (Marta Angelat), in ogni scena in cui le due sono insieme.

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All'inizio, Cata indossa uno degli abiti della nonna, poi fuma di nascosto, imitandone i gesti: è in questi atti di imitazione che si può vedere il ricordo. Il dolore è sempre infantile nel suo vorace desiderio di mantenere i morti presenti in modo tangibile, e ciò che rende davvero speciale Forastera è che si concentra sul lutto di una ragazzina, offrendoci allo stesso tempo frammenti del lutto degli altri – la madre, la sorella e persino l'amico vedovo del nonno – come una costellazione di dolori. Tuttavia, la sceneggiatrice e regista non affretta i suoi personaggi nell'elaborazione del loro lutto, il che significa che il comportamento sdoppiato di Cata non è destinato a guarire immediatamente. Anzi, il film lascia spazio al dubbio e alla resistenza nei confronti del suo modo di affrontare la morte, senza mai giudicare né lei né l'impaziente Pepa.

Forastera segna il debutto cinematografico della regista spagnola, ma ha avuto una fase di sviluppo molto lunga. Nel 2020, Aleñar Iglesias presentò alla Semaine de la Critique di Cannes un cortometraggio su una ragazza che accetta le somiglianze latenti che ha con la nonna defunta, con Stein nel ruolo principale. Il lungometraggio successivo riprende il fascino enigmatico di una trama in cui una ragazzina interpreta il ruolo della nonna in modo in parte letterale e in parte spirituale, rendendosi conto del potere che ha sul nonno in lutto, Tomeu (Lluís Homar). È un equilibrio molto difficile da mantenere, ma Aleñar Iglesias ha ciò che serve, canalizzando la preziosa ambiguità di una prospettiva infantile in modi che ricordano Aftersun [+leggi anche:
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di Charlotte Wells.

Forastera non è solo l'ennesimo racconto di formazione ambientato in un'assolata vacanza estiva: la sua rete di misteri è così intricata che, anche quando la trama si serve dell'incertezza per suggerire una svolta leggermente inquietante (il nonno crede davvero che lei sia la sua defunta moglie?), la complessità emotiva è convincente. Gran parte di questo merito è di Zoe Stein, che offre un'interpretazione straordinaria, fondendo con ammirevole facilità due personaggi che sono distanti una generazione intera. La sua Cata sembra esistere in uno stato di transizione tra la giovinezza e la vecchiaia, e forse questa è la rappresentazione più veritiera possibile di un'adolescente, incarnando una dicotomia comune a tutte le giovani donne.

Forastera è prodotto dalle compagnie spagnole Lastor Media, La Perifèrica Produccions, Vilaüt Films e Presenta, in coproduzione con Fox in the Snow (Svezia) e Kino Produzioni (Italia). Alpha Violet gestisce le vendite internazionali.

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(Tradotto dall'inglese)

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