Recensione: Six jours, ce printemps-là
- Joachim Lafosse presenta il suo 11mo lungometraggio, un dramma delicato che mette in discussione il ritorno al punto di partenza, in termini di classe sociale, quando l'amore finisce

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Sana (Eye Haïdara) svolge diversi lavori, sempre in movimento, davanti a un computer di giorno, dietro un bancone di notte, quando non è in cucina a gestire la logistica domestica da madre single. Quando Jules (Jules Waringo), il suo nuovo amante, le propone di unirsi a lui e ai suoi gemelli (Leonis e Teodor Pinero Müller) per le vacanze, lei accetta. Ma la proposta del giovane uomo sfuma all'ultimo minuto. Angosciata al pensiero di privare i figli di una vacanza, si lascia convincere dalla loro idea, per quanto fragile possa essere: trasferirsi nella seconda casa dei nonni paterni in Costa Azzurra, a loro insaputa. L'allarme che suona al loro ingresso in casa sarà solo il primo segnale di una settimana che si svolgerà all’insegna della tensione.
"Non ci è permesso stare qui", insiste Sana, che proibisce l'uso dell'elettricità, dell'acqua corrente, delle gite in spiaggia e delle gite in Mehari. La loro presenza è un segreto, così come la relazione tra Sana e Jules. Tuttavia, è difficile nascondere due bambini di dieci anni, pieni di fuoco ed entusiasmo. Gli scontri si moltiplicano, ogni contatto con il mondo esterno è una minaccia. Mentre i bambini non sembrano dubitare della loro appartenenza al luogo o alla famiglia del padre, Sana vede riaffiorare il ricordo dell'illegittimità, la sensazione di non far parte dello stesso mondo, di essere, più che mai, un'intrusa. Come se i giorni passati della coppia non fossero stati altro che una parentesi ingannevole.
Sebbene Six jours, ce printemps-là presenti alcuni dei tratti distintivi del cinema di Joachim Lafosse (il nucleo familiare come possibile luogo di alienazione, i rapporti di potere all'interno della coppia e il gusto per le scene in auto, uno spazio chiuso che favorisce gli sfoghi), il film sorprende per la sua propensione a evitare la crisi, la cui presenza tuttavia emerge costantemente. Sebbene la tensione sia molto reale, la storia gioca sulle nostre aspettative e sulla drammatica posta in gioco data dal rischio che Sana corre. Su questo filo del rasoio, Eye Haïdara cammina dritta. È un cinema di piccole cose, di gesti evitati, di sguardi distolti, di cui trova il giusto equilibrio. Questa trama volutamente tenue lascia spazio a domande, doveri di classe, illusoria mobilità sociale e declassamento, al diritto universale alla bellezza. E alla volontà, a tutti i costi, di non lasciarsi privare della gioia di guardare il mare.
Six jours, ce printemps-là è prodotto da Stenola Productions (Belgio) e coprodotto da Les Films du Losange (Francia), Samsa Film (Lussemburgo) e Menuetto (Belgio). Le vendite internazionali sono affidate a Les Films du Losange, che curerà anche la distribuzione francese del film, prevista per il 12 novembre. Il film uscirà qualche settimana dopo in Belgio, il 10 dicembre, con Cinéart.
(Tradotto dal francese)
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