email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SAN SEBASTIÁN 2025 New Directors

Recensione: La lucha

di 

- Nel suo secondo lungometraggio, José Alayón ci offre un ritratto delicato e travolgente al tempo stesso del rapporto tra un padre e una figlia nel contesto della lotta canaria

Recensione: La lucha
Tomasín Padrón e Yazmina Estupiñán in La lucha

All'inizio del film, un breve testo sullo schermo ci racconta le antiche origini della lotta canaria, uno sport che gli aborigeni dell'arcipelago utilizzavano, tra le altre cose, per risolvere i conflitti. Con l'invasione castigliana, la pratica fu perseguitata e cessò di essere centrale nella vita dell'isola, ma ha continuato a essere praticata ed è oggi uno sport molto popolare. Infatti, è al centro delle vite dei protagonisti di La lucha [+leggi anche:
intervista: José Alayón
scheda film
]
, il secondo film di José Alayón come regista, presente nella sezione New Directors del 73mo Festival di San Sebastian. Miguel (il lottatore Tomasín Padrón) e Mariana (Yazmina Estupiñán) sono un padre e una figlia che praticano con passione questo sport e sono in lutto per la morte, rispettivamente, della moglie e della madre.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
legroupeouest_appel-a-projets2025 internal

Il contesto della lotta canaria non è semplicemente un pretesto per inquadrare un dramma intimo ed emozionante. Concentrando l'attenzione su un mondo così unico e sugli esseri umani che lo plasmano, il film riesce a dipingere un ritratto profondo, onesto e dolorosamente bello di un luogo unico e delle persone che lo abitano. L'isola di Fuerteventura appare splendida sullo schermo e la fotografia di Mauro Herce valorizza al meglio i paesaggi spettacolari, ma anche i corpi che li abitano. In questo modo, le montagne desertiche e le strade spazzate dal vento creano un insieme ipnotico che integra i volti espressivi dei personaggi e i fisici spettacolari dei lottatori.

La lucha è come i suoi protagonisti: sobrio, austero e poco incline agli svolazzi. È un film che non nasconde le sue carte, e la sua onestà è una delle sue più grandi virtù. È evidente che i registi amano i loro personaggi e ciò che rappresentano L'amore per la tradizione della lotta - e tutto ciò che essa implica nello stile di vita canario - non è molto diverso dall'amore che provano il padre e la figlia protagonisti. Non è un amore privo di complicazioni e conflitti, ma è innegabilmente reale e forte come i muscoli degli atleti che si affrontano corpo a corpo nell'arena.

Un altro punto degno di nota del film è la sua autenticità, determinata dal fatto che il cast è composto quasi interamente da veri lottatori di questa disciplina. Partendo dalla sceneggiatura firmata da Marina Alberti e Samuel M. Delgado (regista di They Carry Death [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Samuel M. Delgado e Helena…
scheda film
]
), il film intreccia momenti quotidiani apparentemente banali, scene di combattimento frenetiche ed episodi di grande drammaticità, che danno vita a un insieme commovente, tanto doloroso quanto luminoso. Alla fine ciò che rimane è la sensazione di essere stati all'interno di un microcosmo affascinante, in cui la tradizione funge da collante e carburante per un gruppo di persone che affrontano la vita come meglio possono, a volte sopraffatte da essa, ma sempre lottando per trovare la forza di andare avanti.

La lucha è una produzione di El Viaje Films in collaborazione con la colombiana Blond Indian. Bendita Film Sales si occupa delle vendite internazionali.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dallo spagnolo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy