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SAN SEBASTIAN 2025 Concorso

Recensione: Maspalomas

di 

- Aitor Arregi e José Mari Goenaga dirigono un melodramma il cui protagonista abbandona il paradiso queer del titolo per tornare non solo nella sua città, ma anche nell'ombra da cui aveva faticato a uscire

Recensione: Maspalomas
Jose Ramón Soroiz in Maspalomas

Il film queer spagnolo della stagione – orgogliosissimo di esserlo, coraggioso e tutt'altro che riluttante alle scene esplicite – si intitola Maspalomas [+leggi anche:
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, poiché è ambientato in quell'enclave delle Canarie dove l'eterosessualità è una pratica molto rara. Lì, tra le sue dune piene di emozionanti "sorprese", inizia questo lungometraggio di due dei Moriarti, Aitor Arregi e José Mari Goenaga, autori (insieme al terzo membro di questo "trio" artistico, Jon Garaño) dei film Marco [+leggi anche:
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, e della serie Cristóbal Balenciaga [+leggi anche:
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, tra gli altri. Il loro nuovo lavoro compete per le Conchiglie in palio al 73mo Festival di San Sebastian, con grandi possibilità di conquistarne una.

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La trama ruota attorno a Vicente (interpretato da un accattivante José Ramón Soroiz), un allegro uomo di 76 anni che finalmente vive la vita che desidera a Maspalomas: trascorre le sue giornate sdraiato al sole, facendo festa al centro ricreativo Jumbo e cercando il piacere... Finché un incidente inaspettato non lo costringe a tornare a San Sebastian per ritrovare sua figlia (Nagore Aranburu, quest'anno onnipresente al festival basco, apparendo in quattro dei film in programma), con la quale prima non aveva quasi nessun contatto. Così, il buon vecchio Vincent dovrà vivere in una residenza dove, date le circostanze, si sente obbligato, francamente contro la sua volontà, a tornare nell’ombra, nascondendo così una parte di sé che credeva risolta.

Questo dramma mette così a confronto due mondi opposti: quello edonistico, eccitante e luminoso del sud dell'isola di Gran Canaria e quello grigio, noioso e piovoso di San Sebastian. Il primo è il paradiso omosessuale di un uomo che è arrivato tardi a vivere la sua vita veramente libero (e per questo cerca a tutti i costi di recuperare il tempo perduto); l'altro è una prigione sociale dove essere se stessi può portare al rifiuto e alla discriminazione da parte degli altri. Così, il pover'uomo si ritrova faccia a faccia, suo malgrado, con un passato di privazioni e dolorosi segreti che credeva morti e sepolti per sempre. Un incubo, insomma.

Ma al di là di quanto sta accadendo in tutto il mondo (perché ovunque assistiamo a un pericoloso declino dei diritti fondamentali), il nostro personaggio deve anche prendersi cura della figlia, che non gli ha perdonato di aver abbandonato la famiglia (a questo proposito, il dialogo sui Re Magi è una vera chicca). Inoltre, i Moriarti affrontano, con grande rispetto, sincerità e consapevolezza, un tema che sembra anch'esso tabù: la sessualità e l'amore in età avanzata. Si tratta di un argomento raramente affrontato al cinema (sono pochissimi i film spagnoli su questo tema, oltre a La vida empieza hoy [+leggi anche:
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o il documentario Un hogar sin armarios) che i co-registi avevano già affrontato nel loro primo film: la "bromance" lesbica For 80 Days [+leggi anche:
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Per tutto questo e per lo splendido lavoro degli attori, in particolare del duo principale, Maspalomas diventa un film che, come La trinchera infinita, parla dei segreti, delle paure e delle altre forme di repressione a cui possono portare l'ignoranza, l'intolleranza, la tendenza della società a voler etichettare tutto e la scarsa comunicazione tra le persone.

Maspalomas è una produzione di Irusoin, Moriarti, Maspalomas Pelikula AIE e Bowfinger. Le vendite internazionali sono gestite da Film Factory, e Bteam Pictures lo distribuirà nelle sale spagnole questo venerdì 26 settembre.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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