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NAMUR 2025

Recensione: Les Filles du Ciel

di 

- L'attrice belga Bérangère McNeese presenta il suo primo lungometraggio da regista, la storia di una fuga sulle ali della sorellanza

Recensione: Les Filles du Ciel
Héloïse Volle in Les Filles du Ciel

La 40ma edizione del Festival internazionale del film francofono di Namur offre l'opportunità di scoprire, in concorso e in anteprima, il primo lungometraggio di Bérangère McNeese, Les Filles du ciel [+leggi anche:
intervista: Bérangère McNeese
scheda film
]
. Nota al grande pubblico per i suoi ruoli memorabili in diverse serie francesi di successo (H.P.I., ovviamente, un campione di ascolti su TF1, ma anche la tagliente serie Des gens bien, trasmessa su Arte), l'attrice si è fatta un nome anche come regista con una manciata di cortometraggi, tra cui Matriochkas, che ha vinto numerosi premi nei festival e si è aggiudicato il Magritte per il miglior cortometraggio di finzione nel 2020. Quest'ultimo film ha come protagonista una giovane attrice francese, Héloïse Volle, una vera fonte di ispirazione che la regista ritrova per questo primo lungometraggio.

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Les Filles du ciel racconta la storia di Héloïse (Héloïse Volle, appunto), una studentessa liceale problematica che scappa dalla sua casa famiglia, dove nasconde una relazione problematica, e si rifugia presso un gruppo di ragazze che vivono al settimo piano di un immobile popolare. In cielo, formano una comunità che accoglie, integra e protegge la giovane ragazza, un rifugio accogliente nella sua vita caotica. Lassù, come quaggiù, è uno per tutti e tutti per uno. Mallorie (Shirel Nataf), con la sua schiettezza e la sua voce tonante, si comporta come una sorella maggiore dallo spirito libero. Jenna (Yowa-Angélys Tshikaya), più riservata, porta con sé un'aura da leader involontaria, mentre Mona (Mona Berard) coltiva una certa riservatezza che sembra tenerla in qualche modo attaccata a qualcos'altro. E naturalmente, di tanto in tanto, devono tornare con i piedi per terra. Questa sorellanza si basa su regole e principi propri, una serie di comandamenti che aiutano le quattro ragazze a sopravvivere nel mondo esterno: lascia i problemi fuori dalla porta, non spendere soldi, portane un po' a casa con te e, soprattutto, non mentire. Per sopravvivere, alcune lavorano in discoteca, altre al supermercato. Praticano l'arte di arrangiarsi, flirtando con i limiti, trasformando le debolezze in potenziali punti di forza, rivendicando ciò che è loro dovuto e assicurandosi di non farsi sfruttare. Ma giocare col fuoco a volte porta a scottarsi.

Les Filles du ciel tesse una narrazione splendidamente moderna attorno al tema della rabbia delle giovani ragazze. Mallorie, Jenna e Mona sono arrabbiate per la precarietà che impedisce loro di sognare in grande, arrabbiate per le norme imposte, arrabbiate per l'oggettivazione dei loro corpi. Corpi a cui proclamano a gran voce e con orgoglio la loro appartenenza, che usano come armi piuttosto che come debolezze. Héloïse, l'outsider, getta il suo sguardo, e per estensione il nostro, su questa piccola comunità autogestita, costruita sul sostegno reciproco e sulla condivisione, sopraffatta dal peso del mondo esterno, ma anche dai rischi che l'appartenenza a un gruppo può comportare, dal suo ruolo protettivo ma anche da quello potenzialmente censorio. La storia rimane cruda, osservando con tenerezza la forza di queste ragazze senza ignorarne gli spigoli, sostenuta dalle interpretazioni disarmanti e naturali delle quattro giovani attrici, che trovano qui i loro primi ruoli importanti.

Les Filles du ciel è prodotto da Kwassa Films (Belgio) e Paprika Films (Francia). Le vendite internazionali sono gestite da Be For Films.

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(Tradotto dal francese)

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