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ASTRA 2025

Recensione: The Shards

di 

- Il documentario molto personale di Masha Chernaya mostra la Russia come un mondo pieno di contraddizioni

Recensione: The Shards

Presentato nel Concorso Europa Orientale del 32mo Astra Film Festival, dopo un'anteprima mondiale al DocLisboa lo scorso anno e proiezioni a ZagrebDox e FIDMarseille, tra le altre, il documentario della regista russa Masha Chernaya, The Shards [+leggi anche:
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, è un'opera cinematografica avvincente. È un film molto personale, poiché la regista concentra la sua attenzione principalmente su se stessa e sui suoi cari, ma rivela anche una versione di Mosca e della Russia molto diversa da quella che il governo vorrebbe farci credere. 

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The Shards diventa di fatto uno specchio in frantumi dell'"anima russa", invitando gli spettatori in uno spazio dominato da un abisso tra la gente comune e i leader del paese più grande del mondo, che si estende su ben 11 fusi orari diversi. Vediamo la regista, i suoi cari e altre persone sconvolte dalla notizia dell'invasione russa dell'Ucraina. Percepiamo la loro paura e la loro incertezza sul futuro, e sappiamo che non hanno nulla a che fare con questa guerra che non è affatto la loro. Trovano vari modi per affrontare la situazione: gli amici della regista organizzano fight club dove si prendono a pugni fino a ferirsi, oppure organizzano feste dove bevono fino a dimenticare.

The Shards è stato proiettato nella sezione Both Sides of the Bloody Frontline di Astra, insieme a lungometraggi come Mr. Nobody Against Putin [+leggi anche:
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di Alisa Kovalenko. Guardandoli insieme, comprendiamo quanto semplicistica possa essere la nostra visione di un dato Paese: la Russia è più dell'ossessione di Vladimir Putin per l'Ucraina, l'Afghanistan è più delle decisioni prese dal governo talebano e Israele è più del genocidio in Palestina. Ciò che Chernaya mostra con il suo documentario è che dietro ogni politica idiota ci sono milioni di persone che non la condividono.

Di solito, i documentari si concentrano sul "quadro generale", mettendo in primo piano, ad esempio, giornalisti o attivisti che combattono il regime di un dittatore. Chernaya prende la direzione opposta, puntando la telecamera su compatrioti combattuti tra l'amore per il loro Paese e il disprezzo per i loro leader. Ci sono innumerevoli scene che mostrano persone comuni sopraffatte dalla loro nuova realtà: un uomo che regge una bandiera russa in mezzo alla folla, per esempio. È ovvio che conviva con una disabilità mentale, ma presto verrà mandato al fronte, in ogni caso. "Una pallottola e sarò morto", si lamenta. Potrebbe non essere la guerra di queste persone, ma molti di loro sono morti combattendo contro la loro volontà.

In una delle scene più intense del film, vediamo folle di persone che guardano un cielo notturno illuminato di rosso. Il boato che sentiamo ricorda i sanguinosi combattimenti in prima linea, ma in realtà stanno guardando fuochi d'artificio. Nel frattempo, a poche centinaia di chilometri di distanza, in Ucraina, gli stessi boati annunciano morte, non festa. Chernaya crea molti altri momenti simili in cui i forti contrasti evocano l'abisso sopra menzionato, come la giustapposizione delle cupole dorate delle chiese di Mosca con edifici abbandonati dove dormono i senzatetto.

In un'altra scena, vediamo la regista parlare con suo padre, le cui opinioni sulla realtà russa sono molto diverse dalle sue. Mentre lei si sente spinta fuori dal suo Paese dalla democrazia che si sgretola intorno a lei, lui si sente in pace con il mondo, ignorando le sue preoccupazioni. In definitiva, la regista è lì per testimoniare, non per giudicare, ma il pubblico percepisce la sua impotenza e si immedesima pienamente in lei.

The Shards è prodotto da Independent Film Project (Georgia) e Eversince (Germania).

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(Tradotto dall'inglese)

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