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ASTRA 2025

Recensione: Le Grand Tout

di 

- Il documentario poetico e filosofico di Aminatou Echard apre le porte alla cultura nigerina

Recensione: Le Grand Tout

Presentato nel Concorso Nuove Voci del 32mo Astra Film Festival dopo un'anteprima mondiale al Festival Cinéma du Réel di Parigi, Le Grand Tout della regista francese Aminatou Echard potrebbe sembrare incentrato sull'esotismo degli stregoni e dei geni (spiriti) nigerini, ma in realtà fa molto di più. Mescolando presente e passato, il documentario esplora razza, colonialismo, sfiducia, storia e memoria in un avvincente e memorabile "grande insieme".

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La protagonista del documentario è Nicole Echard, la madre della regista, ora scomparsa, che lavorava come antropologa, studiando le credenze e le tradizioni delle tribù nigerine. Dopo averla accompagnata da bambina, la regista torna ora a Niamey e usa i filmati e le lettere della madre come lente per comprendere meglio le differenze e l'animosità tra bianchi e neri, europei e africani, uomini e donne e persino tra generazioni diverse.

Il risultato è intrigante, poiché Le Grand Tout è più incentrato sui sentimenti e sull'atmosfera che sui fatti. Ogni spettatore reagirà in modo diverso al film; alcuni potrebbero persino rifiutarlo, ma ci sono innumerevoli piccole perle di saggezza sparse per le sue (piuttosto lunghe) quasi due ore di durata. Aiutata dalla madre attraverso i suoi diari, e dal padre che porta la sua prospettiva sul lavoro della moglie nel presente, Echard parla di significato e valore, ricordando il famoso proverbio secondo cui "la spazzatura di una persona è il tesoro di un'altra". Da un punto di vista antropologico, le riprese che vediamo sullo schermo sono inestimabili, mostrando nigerini di decenni fa che eseguono danze di "possessione" secondo le credenze Bori, secondo cui gli spiriti vagano liberamente tra le persone e occasionalmente le possiedono. Ma, a prescindere dal loro valore, queste registrazioni sono a rischio se le generazioni più giovani o le menti ignoranti le considerano semplicemente banali.

Più in generale, il documentario indaga il significato e quanto possa essere difficile comprenderlo. Ma esamina anche come determinate condizioni debbano essere soddisfatte per accedervi, proprio come un dipinto inestimabile che non significa molto se osservato da troppo vicino o da troppo lontano, o in un ambiente troppo buio.

Il documentario è una dichiarazione d'amore alla conoscenza e alla conservazione della storia. Alcune persone possono datare la propria genealogia per secoli, mentre altre possono risalire solo alle generazioni più recenti. Ma cosa succederebbe se non avessimo alcun ricordo dei nostri antenati: né foto, né lettere, né registrazioni? E se non avessimo nemmeno storie su di loro e semplicemente svanissero nel nulla alla loro morte? Sebbene gli uomini e le donne nigerini mostrati nel documentario a volte lascino intendere di non fidarsi veramente del lavoro di Nicole Echard – o almeno delle sue intenzioni – a causa della sua "francesità" e "bianchezza", c'è rispetto nelle loro parole, poiché la vedono come una donna saggia che ha contribuito a preservare elementi della storia locale, mantenendo in vita centinaia di nigerini degli anni '70 e '80 attraverso i film che ha girato e le audiocassette che ha registrato.

Le Grand Tout è stato proiettato anche nella sezione laterale "#Westerners – A Critical View" di Astra, insieme a Letters from Wolf Street [+leggi anche:
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di Arjun Talwar. Guardando il lavoro di Echard, siamo costretti a esaminare attentamente alcuni punti di vista che, nonostante le impressioni iniziali, non sono in realtà validi. Potremmo considerare, ad esempio, che solo un terzo della popolazione mondiale festeggia il Natale o che il termine "Medio Oriente" è coloniale, essendo stato coniato solo per distinguere tra le colonie britanniche africane e indiane. E in uno dei momenti più memorabili del documentario, sentiamo dire che "essere bianchi significa intrinsecamente avere potere", un'affermazione che sarebbe molto difficile da confutare.

Le Grand Tout è prodotto da Survivance (Francia) e Naoko Films (Belgio).

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(Tradotto dall'inglese)

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