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CINELIBRI 2025

La costumista Daniela Ciancio parla della sua arte di "rendere visibile l'invisibile" al Cinelibri di Sofia

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- La carriera di questa veterana professionista spazia tra cinema, teatro, opera e balletto, e include collaborazioni con Paolo Sorrentino, Antonio Capuano, Michael Winterbottom e J. J. Abrams

La costumista Daniela Ciancio parla della sua arte di "rendere visibile l'invisibile" al Cinelibri di Sofia
Daniela Ciancio durante la sua masterclass al Cinelibri (© Cinelibri)

Il 25 ottobre, la costumista italiana Daniela Ciancio ha tenuto un’approfondita masterclass al CineLibri di Sofia (10 ottobre-3 novembre), nell'ambito del BOB - Based on Books Forum, in cui ha esplorato l'intricata arte del costume design nel cinema. Attiva nel cinema, nel teatro, nell'opera e nel balletto e nota a livello internazionale per il suo lavoro su La grande bellezza [+leggi anche:
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, film premio Oscar di Paolo Sorrentino, Ciancio ha condiviso la sua visione dei processi creativi e tecnici alla base della definizione dell'identità di un personaggio attraverso gli abiti. Nel corso della sua decennale carriera, ha lavorato con registi di grande prestigio come Antonio Capuano, Vincenzo Marra, Francesca Comencini, Michael Winterbottom e J.J. Abrams.

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Citando Aristotele, Ciancio ha sottolineato che il costume design consiste nel "rendere visibile l'invisibile". "Per me, il costume è qualcosa che deve mostrare non solo il lato esteriore del personaggio, ma anche la parte interiore, l'anima del personaggio", ha spiegato.

La costumista ha delineato il suo processo creativo, che inizia con una lettura approfondita della sceneggiatura e discussioni con il regista per definire l'atmosfera e il tono del film. La ricerca è fondamentale per il suo lavoro, e abbraccia periodi storici, contesti sociologici e antropologici, e persino i dettagli della vita quotidiana. Ciancio ha sottolineato l'importanza di comprendere il mondo in cui vive il personaggio, da come si veste e vive alle sue abitudini e ai suoi codici personali. Questo, ha osservato, è simile al modo in cui le persone scelgono di presentarsi nella vita quotidiana: "Anche se ci troviamo nello stesso periodo storico, nello stesso giorno, nella stessa stanza... a tutti noi piace rappresentarci attraverso i nostri costumi. Oppure usiamo il costume o il nostro abito come una maschera".

Una volta terminate le fasi di ricerca e concettualizzazione, Ciancio inizia le prove con gli attori, una fase che descrive come magica. Ha spiegato che la trasformazione avviene quando gli attori indossano i loro costumi, e dettagli come accessori, cappelli e gioielli possono influenzare profondamente il modo in cui incarnano il ruolo. Ha citato Deborah Nadoolman Landis, osservando che quando gli attori indossano totalmente i loro costumi, la stilista li aiuta a trasformarsi nel loro personaggio.

Utilizzando il suo lavoro su La grande bellezza come caso di studio, Ciancio ha dimostrato come sottili modifiche possano definire un personaggio. Per l'interpretazione dello scrittore Jep Giambardella da parte dell'attore Toni Servillo, ha modificato i modelli di giacche e camicie, l'altezza dei colletti e l'imbottitura interna per modificarne la silhouette, assicurandosi che riflettesse l'eleganza e il fascino del personaggio e differenziandolo al contempo dagli altri personaggi del film. Ha messo a confronto questo aspetto con il precedente ruolo di Servillo nei panni di Giulio Andreotti ne Il divo [+leggi anche:
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, dove la sua silhouette e la sua postura erano completamente diverse, creando una figura molto anziana e bassa, esaltata da lunghe sessioni di trucco.

Ciancio ha anche sottolineato le sfide legate al lavoro con tempi stretti e budget limitati, sottolineando che anche in grandi produzioni come La grande bellezza, le prove e la preparazione dei costumi spesso avvengono all'ultimo minuto. Ha sottolineato la necessità di collaborare con registi, attori e team di reparto, e di essere flessibili e creativi quando si verificano cambiamenti inaspettati sul set.

Colore, texture e silhouette, ha spiegato, sono i tre strumenti fondamentali per costruire l'identità visiva di un personaggio. Attraverso esempi tratti da film come In the Mood for Love di Wong Kar-Wai, ha illustrato come un'attenta selezione di colori e tessuti possa trasmettere stati d'animo, emozioni e progressione narrativa. In In the Mood for Love, ad esempio, la graduale evoluzione dei colori dei costumi rispecchiava il percorso emotivo dei protagonisti, mentre il coordinamento con la scenografia e l'illuminazione ne rafforzava l'atmosfera.

Ciancio ha anche parlato del suo approccio a progetti storici e basati sulla ricerca, come le uniformi della polizia in contesti penitenziari o i drammi d'epoca. In questo caso, l'attenzione all'accuratezza tecnica, ai dettagli e al significato sociale dell'abbigliamento influenza sia il realismo che la differenziazione dei personaggi. Ha sottolineato che la ricerca si estende oltre la mera estetica per comprendere il comportamento, le dinamiche di gruppo e il linguaggio simbolico dell'abbigliamento.

Strumenti moderni come l'intelligenza artificiale sono entrati a far parte del suo flusso di lavoro, ma Ciancio ha sottolineato l'importanza di metodi tradizionali come lo schizzo e il disegno per catturare appieno la sua visione. Considera l'intelligenza artificiale uno strumento supplementare piuttosto che un sostituto del processo artistico.

La sua masterclass si è conclusa con riflessioni sulla natura collaborativa del design dei costumi nel cinema. Ha descritto sessioni di prova con attori principali e comparse, in cui ogni dettaglio, dagli orecchini ai fazzoletti da taschino, è stato meticolosamente pianificato per contribuire alla narrazione visiva. In film come La grande bellezza, dove lo street casting ha portato alla creazione di centinaia di personaggi secondari, il lavoro del reparto costumi si è esteso a garantire continuità e coerenza all'intero cast. Le scene delle feste sono state un chiaro esempio di quanto meticolosamente ogni comparsa dovesse essere vestita, fornendo uno sfondo memorabile per le interpretazioni di Servillo, Sabrina Ferilli e Carlo Verdone.

L'approccio di Ciancio fonde precisione tecnica e intuizione artistica, puntando sempre a creare un mondo credibile ed espressivo. Ha lasciato al pubblico una riflessione finale sul potere trasformativo del costume: "Quando il pubblico sente che l'attore è il personaggio, il costume è stato ben progettato. Bisogna dimenticare l'attore; bisogna vedere il personaggio".

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(Tradotto dall'inglese)

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