Recensione serie: Just Act Normal
- La serie di Janice Okoh è un condensato perfettamente calibrato di comicità e dramma, un viaggio nell’intimità di una famiglia che lotta con tutte le sue forze per rimanere unita

Selezionata nel Concorso internazionale dedicato alle serie del Geneva International Film Festival (GIFF), Just Act Normal della britannica Janice Okoh, adattamento scritto in binomio con Tolula Dada della pièce teatrale Three Birds della stessa autrice e diretto da Nathaniel Martello-White, ci scaraventa nell’intimità di una famiglia che deve combattere contro il sistema per restare unita. A tratti straziante ma sempre incredibilmente divertente e profonda, Just Act Normal racconta la storia di tre fratelli (una bambina, una quasi diciottenne e un adolescente super introverso) della periferia di Birmingham che cercano in tutti i modi di evitare di essere affidati ai servizi sociali dopo la scomparsa improvvisa della madre. Decisi a imporre le proprie regole senza piegarsi a quelle, spesso assurde, create dagli adulti, i tre eroi ed eroine di questa eccellente serie britannica ridefiniscono il concetto di comunità.
Nella prima puntata, la giovane Tanika (eccezionale Kaydrah Walker-Wilkie), dieci anni, cerca disperatamente di motivare il fratello maggiore Tionne (Akins Subair), affetto da depressione, ad alzarsi dal letto che è ormai diventato il suo disperato rifugio. Dopo la morte improvvisa (ma non inaspettata) della madre nulla sembra ormai più spronarlo ad abbandonare il rassicurante tepore delle sue coperte, sorta di bozzolo letargico dove dimenticare la realtà. Tanika non si scoraggia e farebbe qualsiasi cosa per evitare che i servizi sociali notino che qualcosa è cambiato nella dinamica famigliare e li affidino a un istituto. Anche se giovanissima, Tanika è incredibilmente sveglia e dotata di un irresistibile senso dell’umorismo (“Io verrò adottata perché sono giovane e carina” dice con fare malizioso al fratello maggiore), due qualità che le permettono di combattere un destino che sembra ormai tristemente segnato. Ad aiutarla e a sostenere il suo progetto ci pensa la sorella maggiore Tiane (Chenée Taylor) che compirà ben presto 18 anni e potrà ufficialmente prendersi cura di loro. Grazie all’energia e alla positività della loro età, le due sorelle riescono a superare le prime difficoltà, ma cosa le riserverà il futuro? Quali sfide dovranno affrontare per rimanere insieme? Malgrado il suo stato mentale, Tionne sembra al sicuro all’interno di questo atipico microcosmo famigliare, ma fino a quando? Altro personaggio deliziosamente ambiguo, al contempo toccante e odioso è il dottor Feelgood (Sam Buchanan), piccolo spacciatore che cerca in tutti modi di crearsi una reputazione da “bad boy” per riscuotere più facilmente i soldi che gli devono i suoi, spesso giovani, clienti.
Ricca di personaggi a dir poco pittoreschi, Just Act Normal è una serie che riesce a mantenere la tensione dall’inizio alla fine, come se da un momento all’altro l’happy end che segretamente speriamo tutti possa improvvisamente svanire. Sebbene il perno attorno al quale si sviluppa la storia siano i tre fratelli, l’intelligenza con cui sono stati creati i personaggi che gli gravitano intorno: il dottor Feelgood, ma anche la signorina Jenkins (Romola Garai), l’insegnate di Tanika, permette alla narrazione di sviluppare contemporaneamente temi importanti quali le dipendenze, la difficoltà di emanciparsi dai propri genitori quando non si riesce a trovare un lavoro o il razzismo endemico. A metà strada fra il dramma e la commedia, Just Act Normal riesce a divertire e allo stesso tempo fare riflettere senza mai fare perdere agli spettatori il piacere di sorprese inaspettate.
La serie è prodotta da The Forge Entertainment, venduta all’internazionale da Banijay Rights e diffusa su BBC Three nel Regno Unito.
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