email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

ARRAS 2025

Recensione: Solitary

di 

- Eamonn Murphy analizza, con una semplicità tagliente e una suspense sapientemente condita di paranoia, le ansie inespresse di un contadino vedovo che vive in isolamento

Recensione: Solitary
Gerry Herbert e Cate Russell in Solitary

"Stressato? – A volte – Il sonno? – Poco".  La vecchiaia, con il suo seguito di morti tra i parenti l’inevitabile allontanamento delle generazioni successive che vivono le loro vite, il rallentamento fisico e il restringimento della vita sociale, non è una passeggiata, la percezione della propria vulnerabilità può incrinare le armature mentali più solide. Ma può assumere proporzioni ancora più inquietanti quando si aggirano minacce. Questo è il tema centrale di Solitary [+leggi anche:
intervista: Eamonn Murphy
scheda film
]
, primo lungometraggio di Eamonn Murphy, ambientato nella campagna profonda della provincia del Leinster, premiato come miglior film indipendente irlandese a Galway e presentato in prima internazionale in competizione al 26mo Arras Film Festival.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)
RuidoFilm_esther fernandez

“Non serve parlare, sai. Possiamo semplicemente restare seduti in silenzio, se preferisci”. Brendan (Gerry Herbert) è un uomo di pochissime parole. Vedovo da cinque anni, è un contadino incatenato alla routine di tutti i giorni, dalla gestione delle sue vacche da latte a piccole fughe in città per la spesa, la messa domenicale, un breve giro nel pub deserto, o per dare una mano alla sua vecchia amica Peg (Frances Blackburn). Ma non si lamenta, tenendo per sé il suo dolore profondo e sopportando stoicamente la solitudine con i pasti da solo, la radio in cucina, il suo cane Boots e il ticchettio incessante dell’orologio. Sebbene circondato dall’affetto di sua figlia Siobhán (Cate Russell) che vuole stabilirsi a Dublino e che propone invano al padre di andare a vivere con lei, di Shane (Cailum Carragher) che presto verrà ad aiutarlo durante le giornate di lavoro in fattoria, e dal poliziotto William (Emmet Kelly) che veglia su di lui da lontano, Brendan è profondamente solo.

E la notte è un’altra cosa, perché nel cuore delle Midlands, nella contea di Laois, non c’è anima viva intorno alla sua casa e il minimo rumore lo sveglia, inquieto e in allerta (il ronzio di un motore, passi, uno sconosciuto alla porta – che Brendan non apre – che chiede una ruota di scorta). Uno stato di ipervigilanza che si acuisce quando un giorno la sua casa viene svaligiata in sua assenza e ancora di più quando è testimone di una violenta aggressione nel pub (il suo vecchio amico barista ci lascerà la vita) da parte di tre ladri che scompaiono minacciandolo di possibili ritorsioni ("ti ho visto in faccia”). Gradualmente, Brendan si barrica, prendendo l’abitudine di aggirarsi per la casa di notte, con un martello in mano…

Girato in piani fissi che privilegiano l’espressività dei volti (una menzione speciale per l’attore protagonista il cui carisma minerale riempie meravigliosamente lo schermo) all’agitazione dei dialoghi, Solitary è un film molto semplice, realistico ed emozionante sulle cicatrici del passare del tempo, sulla testardaggine comprensibile ma pericolosa dell’autonomia a ogni costo e sulla difficoltà di comunicare il proprio disagio interiore, anche ai propri cari. Fluttua un profumo tragico di fine esistenza in avvicinamento e di quotidiano asciugato all’estremo che il regista esplora nelle sue sfumature più sottili riuscendo a infondergli un respiro di tensione inserendo abilmente elementi di cinema di genere (criminali e indagine poliziesca, un’atmosfera notturna oppressiva a volte al confine con l’horror) magistralmente immersi nella musica orchestrale di Jonathan Casey. Un insieme che fa di questo film autoprodotto con pochissimi mezzi un bel esempio dell’arte cinematografica di esprimere tanto con poco.

Solitary è prodotto da Prophecy.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dal francese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy