Recensione: Pixie. The New Beginning
- Nel lungometraggio d'esordio di Krzysztof Komander, una bambina di 11 anni affronta un ambiente nuovo e ostile, mentre elabora il lutto e si aggrappa alle fantasie come meccanismo di difesa

Possiamo far finta che non sia così, ma i bambini possono essere crudeli e manipolatori. Possono infliggere molta sofferenza, persino torture, ai coetanei che non si conformano al gruppo. Essere la nuova arrivata e non rispondere agli “standard” non scritti dell’ambiente può trasformarsi talvolta in una situazione quasi senza via d’uscita. È il caso della protagonista del lungometraggio d'esordio alla regia di Krzysztof Komander, Pixie. The New Beginning [+leggi anche:
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scheda film]. Il film, chiaramente rivolto al pubblico più giovane, ha esordito a Locarno Kids, ha avuto una discreta tenitura in distribuzione nazionale in Polonia ed è stato in concorso a Schlingel, prima di approdare nella sezione KinoKino dello Festival di Zagabria.
Pur avendo 11 anni, Hania (Amelia Golda) crede ancora nei folletti, le creature mitiche di cui le aveva parlato la madre defunta (Agata Turkot, in flashback), e non ha paura di esprimere e difendere le proprie convinzioni. Purtroppo è la nuova alunna in una scuola di provincia e i suoi coetanei sono molto meno ingenui di lei, così finisce in fondo alla “catena alimentare” del bullismo. A complicare le cose, il padre single (Arkadiusz Jakubik, da I’m a Killer [+leggi anche:
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scheda film]) ha troppo lavoro come vigile del fuoco per potersi occupare dei bisogni emotivi della figlia.
In seguito a un accordo tra il padre e l’insegnante della classe (Anna Smolowik), Hania viene presentata al figlio dell’insegnante e a un altro “ultimo della catena” nel mirino dei bulli, Michał (Maksymilian Zieliński), un secchione appassionato di scienza. Dopo un inizio un po’ burrascoso, i due stringono un patto: lui “inventerà” un rilevatore di folletti così che lei possa dimostrare di avere ragione, e che il resto della classe si sbaglia, sull’esistenza di queste creature. Per un colpo di pura fortuna, i due s’imbattono in un folletto nervoso e dispettoso di nome Sindri (doppiato da Borys Szyc), che dice di essere disposto a rivelarsi al mondo se il duo riuscirà a completare una serie di prove.
Naturalmente, tutta la questione del folletto è solo una metafora dell'aggrapparsi a qualcosa di un passato che sembra meno traumatico di un presente segnato dal dolore. Anche i bambini più piccoli, se hanno un po' di esperienza cinematografica, possono intuirlo abbastanza presto, e questo mette a repentaglio il resto del film, in un certo senso. Komander ha il controllo creativo completo del processo di realizzazione del film in quanto regista, sceneggiatore e montatore, essendo quest'ultima la sua professione principale. Il problema è che gli manca uno sguardo esterno capace di sforbiciare alcune ripetizioni superflue e accorciare una durata che sfiora i 100 minuti.
Inoltre, queste ripetizioni non sono sfruttate appieno per sviluppare i due giovani protagonisti oltre il livello di archetipi con un paio di tratti specifici ciascuno, per cui i talentuosi ma inesperti interpreti sono costretti in performance monocordi. Gli adulti del cast hanno più margine per modulare i propri personaggi, ma sono per lo più utilizzati per qualche tocco di umorismo gentile o per stemperare la pressione, poiché gli scontri tra i bambini sono presentati in modo quasi naturalistico.
Sebbene la partitura di Wojciech Frycz evidenzi la prevedibilità dell’intreccio e i punti che Komander intende sottolineare, il resto degli aspetti tecnici funge in qualche modo da collante. Ciò vale soprattutto per la vivace scenografia di Natalia Anna Matejka e per i costumi di Dzvinka Kukul, catturati dal dinamico lavoro di macchina del direttore della fotografia Piotr Dudak. Tirando le somme, Pixie. The New Beginning potrebbe crollare sotto lo scrutinio di uno spettatore adulto analitico, ma possiede calore ed emozione sufficienti per compiacere il suo pubblico di riferimento e veicolare un messaggio positivo.
Pixie. The New Beginning è una coproduzione polacco-ceca realizzata da Green Rat Productions in coproduzione con Heaven’s Gate, Lonely Production, WFDiF, Matejka.Studio, Haka Films, Bahama Films, Abstraction Plan, Silesia Film, EC1 Lodz – City of Culture e Off Beat Films. The Yellow Affair ne cura le vendite internazionali.
(Tradotto dall'inglese)
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