Recensione: The Dashed Lines
- Nel secondo lungometraggio di Anxos Fazáns, una donna alle prese con un divorzio e un uomo trans entrano in connessione grazie alla musica, coltivando un legame delicato e inatteso

Presentato in prima mondiale nel concorso ufficiale del Festival Black Nights di Tallinn di quest’anno, The Dashed Lines, diretto da Anxos Fazáns, che ha co-scritto la sceneggiatura insieme a Ian de la Rosa, è destinato a suscitare interesse, a partire dai suoi principali fili narrativi, che mescolano i temi del divorzio, dell’identità di genere, dell’amore per la musica e della ricerca di senso e di connessione.
Bea (Mara Sánchez) è una donna di 50 anni nel pieno di un divorzio, nella cui casa, una notte, fa irruzione un gruppo di ragazzi. Tra loro, per caso, c’è Denís (Adam Prieto), un uomo trans di 28 anni alle prese con la precarietà lavorativa. Si addormenta durante la festa improvvisata dagli intrusi e viene trovato dalla donna al suo rientro. I due scoprono di condividere una forte passione per la musica e Denís, che cerca di farne una professione, finisce per trascorrere con la donna più tempo del previsto, poiché anche il suo lavoro ruota attorno alla musica.
In The Dashed Lines, Fazáns non sente il bisogno di spingersi troppo nelle scelte tecniche, non per mancanza di perizia, ma semplicemente perché non sono quelle a muovere un film del genere. Sarebbe inutile orchestrare un grande momento di rivelazione in una storia che vive di delicatezza, intimità e vicinanza ai corpi e alle anime. Girando le scene chiave, la regista sapeva chiaramente che ottenere il massimo dagli interpreti era fondamentale per arrivare a un risultato credibile. Curiosamente, Prieto è al debutto come attore, mentre Sánchez è un volto noto della televisione galiziana. Eppure i due funzionano perfettamente insieme sullo schermo, e gran parte del merito è chiaramente della regia.
Se i due protagonisti sono tra le ragioni principali del buon esito, a definire il tono del racconto sono i movimenti di macchina ben calibrati. Le inquadrature insistono spesso sulle loro espressioni per restituire appieno le emozioni, soprattutto quando le parole restano sospese. Le musiche originali di Xavier Bertolo contribuiscono a creare questo senso di spazio raccolto in cui il pubblico si fonde con la nuova coppia “bizzarra”. Tutti i brani del film sono inoltre di compositori e artisti galiziani: l’opera rivendica con orgoglio le proprie origini ed è parlata anch’essa in lingua galiziana.
Questo secondo lungometraggio di Fazáns è un esempio lampante di opera capace di scaldare il cuore, con un nucleo solido e originale, che non rinuncia mai a freschezza e sincerità. È un film scorrevole, nel miglior senso del termine, genuino e miscelato con cura per trovare il giusto equilibrio tra un senso di malinconia e una ritrovata voglia di vivere. È relativamente breve e, a essere sinceri, avrebbe potuto dilatarsi un po' di più per dare ai personaggi una profondità maggiore, soprattutto verso la fine. Ciononostante, il meno è sempre meglio, e di rado vale il contrario.
The Dashed Lines è una produzione spagnola targata Sétima e Sideral - Elamedia Estudios.
(Tradotto dall'inglese)
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