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LECCE 2025

Recensione: The Pupil

di 

- Il terzo lungometraggio di Karin Junger restituisce le articolate ripercussioni emotive e sociali dell’abuso sessuale sui minori con rigore e attenzione alle sfumature

Recensione: The Pupil
Gijs Naber e Bart de Wilde in The Pupil

Daan ha 12 anni ed è l’allievo modello di una scuola di calcio. Ha un rapporto speciale con il suo allenatore, Ries, un uomo di 45 anni che sa come motivare e divertire i suoi piccoli giocatori. Daan nutre una grande ammirazione per lui, e Ries pian piano se ne approfitta. È in un universo maschile per eccellenza, quello di una squadra di calcio juniores, che la regista olandese Karin Junger cala il suo accurato racconto delle articolate ripercussioni emotive e sociali dell’abuso sessuale sui minori, nel suo terzo lungometraggio, The Pupil. Il film è proiettato in questi giorni in concorso al 26mo Festival del cinema europeo di Lecce, dopo la sua première al Netherlands Film Festival lo scorso settembre e un recente passaggio al Youth and Children's Film Festival del Black Nights di Tallinn.

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Daan (Bart de Wilde) è un ragazzo sereno. Ha una famiglia amorevole, va a ballare con gli amici e ha un interesse particolare per una ragazzina sua coetanea. Ma soprattutto, gli piace giocare a calcio. Il suo allenatore Ries (Gijs Naber) punta su di lui, e Daan comincia a diventare un po’ il suo “cocco”: vanno insieme allo stadio – con la benedizione dei genitori del ragazzo che nutrono una grande simpatia per Ries – e poi, sempre più spesso, si ritrovano a casa del coach per guardare insieme le partite alla tv o per giocare alla play station. Ben presto, però, i calci al pallone sullo schermo lasciano il passo ai film porno che l’uomo, facendo zapping con nonchalance, insiste a proporre al ragazzo. E a casa di Ries, dove le tapparelle sono costantemente abbassate, cominciano a svolgersi attività che vanno ben oltre il lecito.

Junger, che ha anche scritto la sceneggiatura, descrive con rigore e con attenzione alle sfumature l’estrema facilità con cui un ragazzino può ritrovarsi vittima di un predatore sessuale, soprattutto quando si ha con quest’ultimo un rapporto di fiducia, nonché di ammirazione, e si è in una fase di scoperta della propria sessualità, guidata da impulsi e curiosità. Il film lancia un allarme e invita a non tralasciare certi segnali, perché nonostante tutto il controllo sociale possibile (la famiglia, la squadra, la scuola, gli amici, nessuno lascia Daan da solo), il male trova sempre il modo per infiltrarsi. L’evoluzione interiore dell’adolescente protagonista – dall’imbarazzo iniziale al progressivo disagio, fino alla chiusura in sé stesso e la scontrosità verso gli altri – è descritto in modo sottile attraverso gli sguardi e i gesti del giovane attore esordiente, che si tiene tutto dentro.

Daan nutre sentimenti contrastanti per il suo carismatico allenatore, e il suo entourage non lo aiuta ad aprirsi. Il film di Junger getta una luce anche sulla reazione della comunità di fronte allo scandalo e porta a chiedersi come questa stessa reazione possa influire sull’intensità del trauma. Il tema dell’abuso sui minori è stato trattato più volte al cinema; il valore aggiunto qui è che la vittima reagisce e, circondata dai propri affetti, trova la forza di andare avanti, a testa alta, lasciando lo spettatore con la speranza che quella rimanga soltanto una brutta parentesi nella sua luminosa vita.

The Pupil è prodotto da The Film Kitchen (Paesi Bassi) in coproduzione con Krater Films (Belgio), Polar Bear (Belgio) e BNNVARA (Paesi Bassi). Le vendite internazionali sono a cura di Pluto Film.

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