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GIJÓN 2025

Recensione: A la cara

di 

- Javier Marco porta ancora più lontano i personaggi antagonisti del suo premiato corto omonimo, spalancando le possibilità di una relazione che nasce tossica e approda a reazioni sorprendenti

Recensione: A la cara
Manolo Solo e Sonia Almarcha in A la cara

A la cara ha avuto la sua prima mondiale nella sezione ufficiale Albar della 63ma edizione del Festival internazionale del cinema di Gijón/Xixón (FICX). Si tratta del secondo lungometraggio diretto da Javier Marco dopo Josefina [+leggi anche:
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, e rappresenta una prosecuzione tematica; allo stesso tempo, riprende gli stessi protagonisti del cortometraggio omonimo, vincitore del premio Goya 2021 al miglior corto di finzione. Inoltre, il film è interpretato dagli stessi nomi: Manolo Solo, vincitore del Goya per La vendetta di un uomo tranquillo [+leggi anche:
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intervista: Raúl Arévalo
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, visto di recente in un ruolo assai più amabile in Una quinta portuguesa [+leggi anche:
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, e Sonia Almarcha, candidata al Goya per Il capo perfetto [+leggi anche:
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e che quest’anno ha presentato Subsuelo [+leggi anche:
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. Completano il cast, in ruoli che non esistevano nel titolo originale, Roberto Álamo (che aveva già lavorato con Marco in Josefina), Helena Zumel e Daniel Pérez Prada.

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Come il cortometraggio, A la cara ha come protagonista Lina, una giornalista famosa per le sue apparizioni televisive, che, stanca dei continui attacchi anonimi che riceve tramite i social media, decide di affrontare la situazione direttamente e di affrontare uno dei suoi detrattori dal vivo e di persona, senza schermi o nickname, a casa sua.

Il film si apre con uno scontro, che si svolge per lo più sotto lo stesso tetto: una modesta casa con giardino, dove il protagonista, Pedro, affitta la stanza lasciata libera dalla defunta madre. Con la scusa di affittare questa stanza, Lina riesce a entrare nella casa, che Pedro condivide con un cane. E lì inizia un duello verbale che si svilupperà in situazioni inaspettate, colpi di scena ed emozioni.

Momenti che spesso sfiorano il disagio – e anche l’incredulità – grazie a una sceneggiatura basata su poche azioni ma molto dialogo, quest’ultimo pieno di rimproveri, paure e miserie, scritta dallo stesso Marco insieme alla sua collaboratrice abituale Belén Sánchez-Arévalo e supportata dal confronto attoriale, sulla scia di Michael Caine e Lawrence Olivier in Gli insospettabili, per citare a ragion veduta il capolavoro di Joseph L. Mankiewicz.

Così, a poco a poco, con il trascorrere di quella visita non desiderata, si aprono diversi filoni tematici che oscillano tra la necessità di essere ascoltati, la vendetta, la redenzione e il riconoscimento nell’altro, per quanto lontano o diverso possa apparire in principio. Con la codardia e le contraddizioni umane a fare da collante alla trama, alla fine una paternità fallita unirà due anime ferite, prive di gioia. Ciononostante, il film – con la sua messa in scena economica – risulta a tratti statico, claustrofobico e ripetitivo, una qualità alleviata dalle scene girate fuori da quel quadrilatero dove si scontrano i suoi acerrimi protagonisti.

A la cara è una produzione di Pecado Films, LaCima Producciones, Langosta Films, Odessa Films, Biograf Capital AIE, Suculenta Producciones e LaCima Entertainment, in coproduzione con la belga Bulletproof Cupid. La britannica Reason8 cura le vendite internazionali. 

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(Tradotto dallo spagnolo)

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