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CINEMAMED 2025

Recensione: L’Enfant Bélier

di 

- Marta Bergman si serve della forza della finzione per illuminare le zone d’ombra di un tragico fatto di cronaca divenuto un tassello nella storia dei percorsi migratori nell’Europa del XXI secolo

Recensione: L’Enfant Bélier
Abdal Alsweha e Zbeida Belhajamor in L’Enfant Bélier

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, il nuovo film della regista belgo-rumena Marta Bergman, inaugurerà la 25ma edizione del Cinemamed il 27 novembre a Bruxelles, dopo essere stato presentato in prima mondiale al Festival del Cairo. Notata nel 2019 con il suo primo lungometraggio di finzione, Sola al mio matrimonio [+leggi anche:
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, presentato nella selezione ACID a Cannes, Marta Bergman vanta anche un consistente bagaglio documentaristico. Il suo nuovo film è un'opera di finzione, liberamente ispirata a una tragedia che ha sconvolto il Belgio nel 2018: il caso Mawda, che racconta la storia di una bambina curda di due anni morta per una ferita da arma da fuoco dopo essere stata colpita da un agente di polizia belga durante un inseguimento mortale in auto. Sotto pressione, le forze dell'ordine hanno inizialmente insistito sul fatto che non erano stati sparati colpi d'arma da fuoco, per poi affermare che i trafficanti avevano usato il corpo della bambina come scudo umano.

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Sullo schermo, tutto inizia con un’inquadratura stretta e luminosa di una coppia bella, giovane, innamorata. E al contrario. In qualsiasi momento, i traumi possono riaffiorare. Sara (Zbeida Belhajamor) e Adam (Abdal Alsweha) sono nella loro tenda, impegnati a creare ricordi per la loro bambina, Klara, protetti dal mondo esterno ostile e pericoloso da una sottile tela arancione. Questa scena iniziale cede il passo a una situazione completamente diversa: la caccia della polizia a cui sono soggetti questi migranti. Provenienti da Mosul o Aleppo, finiscono per essere raggiunti da colpi d'arma da fuoco su un'autostrada belga. La prospettiva si divide, a questo punto, tra il furgone che trasporta la famiglia in esilio e l'auto della polizia, raffigurando una sequenza di inseguimento al cardiopalmo che si conclude in tragedia. Trattati come sospetti, ai genitori viene impedito di accompagnare la figlia e poi di elaborarne il lutto. Lo sguardo cambia di nuovo e si concentra sia sul modo in cui polizia e giustizia gestiscono mediaticamente e ufficialmente la crisi con un cinismo spaventoso, sia sul poliziotto (Salim Kechiouche) che ha sparato, attraversato da interrogativi morali ed esistenziali sulla propria colpa e responsabilità.

È un poliziotto a premere il grilletto, ma è un contesto, che genera un’atmosfera di paura e sospetto, ad armare il fucile. È in balia di un sistema di cui Klara e la sua famiglia sono le prime vittime. Esplorando quasi tutti i possibili dettagli di questa tragedia, restituendo a queste vittime lo status di genitori che alla fine è stato loro negato, osservando i cinici meccanismi di difesa impiegati dalle forze dell'ordine e mettendo in discussione il ruolo svolto dallo stesso tiratore, Marta Bergman - indubbiamente supportata da un cospicuo materiale documentario - usa una finzione politicamente potente per cercare di capire come si è verificata questa tragedia e aiuta ad andare oltre, senza soffocare alcuna emozione o rabbia, per comprendere la natura complessa di questo sistema che cerca di giustificare l'ingiustificabile.

L’Enfant Bélier è prodotto da Frakas Production (Belgio) ed è coprodotto da Production des Années Lumière (Canada). Le vendite internazionali sono curate da B-Rated International (Francia).

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(Tradotto dal francese)

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