La morte, l'amore, le vacche
- Reazioni piuttosto fredde alla proiezione dello spagnolo La vida que te espera del veterano Manuel Gutiérrez Aragòn e del thriller Feux Rouges del francese Cédric Kahn, tratto da Simenon
Pochi applausi accolgono La vida que te espera del
veterano Manuel Gutiérrez Aragòn, già vincitore a Berlino del premio della
giuria, nel 1973, con il suo film di debutto, Habla Mudida, e dell'Orso
d'argento, nel 1977, con Camada Negra.
Il regista cantabrico racconta una storia aspra e sanguigna quanto lo scenario
nel quale è ambientata, i pascoli del Pas, in Galizia, mettendo in scena
la durezza secolare di una popolazione che vive di pastorizia.
Ed è proprio una disputa per la proprietà di un vitello a scatenare la tragedia:
la vita di Gildo e delle sue due figlie cambierà per sempre quando il vedovo
ucciderà il violento vicino Severo. "Le relazioni di queste persone sono dominate dal motto degli avi, quello
di cui non si parla si cancella", dice Aragòn. "E' un microcosmo fatto di
genitori, di figli e del silenzio di questa oscura e remota vallata".
Altrettanto gelida l'accoglienza per il thriller Feux Rouges
di Cédric Kahn, atteso ritorno dell'acclamato autore di Roberto Succo,
tratto dal romanzo omonimo di Georges Simenon.
Nonostante la buona prova dei due protagonisti, Carole Bouquet e Jean-Pierre
Daroussin, marito e moglie in viaggio verso il campo estivo dei figli, costretti
dalla sorte a fronteggiare un evento traumatico ed inatteso, il film di
Kahn ha raccolto pochi consensi.
"Ho girato il film in maniera volutamente ambigua. Mi interessava mostrare
i meccanismi che ci portano a trattenere il respiro, che creano suspense",
sostiene Kahn. "E' una storia implacabile di dolore e morte, è stata una grande
sfida per me come regista ".
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