Da Akin ad Angelopoulos
Perde il controllo Romuald Karmakar all'ennesima domanda velenosa dell'infuocata
conferenza stampa che segue la proiezione di Nightsongs, kammerspiel
fassbinderiano tratto dal dramma del norvegese Jon Fosse.
La storia della lunga serata che cambierà la vita di un disoccupato berlinese,
che passa le giornate seduto sul divano di casa, e della sua ormai stanca
compagna è accompagnata da risate e fughe di buona parte dei presenti in
sala.
Accusato di aver esageratamente calcato i toni cupi dell'opera originaria,
il regista tedesco, già autore del pluripremiato The Deathmaker nel
1995 e di Manila, Pardo d'argento a Locarno nel 2000, si difende:
"Mi sembra chiaro che i giornalisti sono ormai talmente abituati a vedere
film d'azione americani da aver dimenticato il senso di tutto il cinema
restante. E non sto scherzando".
Sorte migliore per il turco-tedesco Fatih Akin, che reduce dal successo
dello scorso anno con Solino raccoglie i favori del pubblico con
una nuova vicenda di immigrati di seconda generazione (Against the Wall [+leggi anche:
trailer
scheda film]).
Dopo un fallito tentativo di suicidio, Sibel riesce a sfuggire alla severità
della famiglia turca sposando, per convenienza, un connazionale dedito
all'alcol e alle droghe.
"Ho raccontato una storia romantica sullo sfondo della classe operaia multirazziale
di Amburgo", dice Akin, "avevo pensato ad una commedia, ma poi la sceneggiatura
è cambiata, avvicinandosi al dramma realista".
Presentato oggi anche Trilogia: To livadi pou dakrisi, primo capitolo della trilogia
sulla Grecia del XX secolo di Theo Angelopoulos.
Scritto dal regista insieme all'italiano Tonino Guerra, il film è una nostalgica
e delicata operazione di memoria sui dolorosi anni dell'emigrazione e della
guerra.
L'amore di Eleni e di un giovane fisarmonicista attraversa dolori e tragedie
della storia greca, a partire dalla fuga da Odessa, invasa dall'Armata Rossa,
nel 1919.
"Inizialmente avevo pensato ad un solo film, intitolato Trilogia
e basato sul ciclo Tebano, ma la sua durata avrebbe incontrato problemi
produttivi, e per questo ho preferito sviluppare i diversi aspetti gradualmente,
in tre episodi", commenta Angelopoulos. "Narrare gli eventi più importanti
del secolo filtrati dallo sguardo di una donna è stata una nuova, interessante
sfida".
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