Saimir ci guarda
Un'Italia mai vista, specchiata negli occhi di un giovane immigrato albanese. E di riflesso, la comunità albanese in Italia indagata con lo sguardo di una macchina da presa italiana. Con questo gioco di specchi e di prospettive insolite il regista romano Francesco Munzi esordisce nel lungometraggio, dopo vari cortometraggi e un documentario alla scoperta della comunità rom in Italia. Saimir, prodotto da Orisa produzioni dopo tre lunghi anni di gestazione e forte del battesimo a Venezia e del premio alla migliore opera prima, arriva finalmente nei cinema italiani, da domani ne saranno distribuite 18 copie dall'Istituto Luce.
Quasi interamente parlato in albanese e sottotitolato in italiano, il film ha per protagonista il giovane Saimir, albanese finito in un sobborgo degradato del lungomare laziale con il padre Edmond, che consegna gli immigrati clandestini ai piccoli imprenditori agricoli della zona. Per il padre, quello dell'illegalità è un destino segnato per ogni albanese immigrato, ma il figlio vuole ritagliarsi un ruolo diverso. "Saimir racconta l'Italia vista da un clandestino - spiega il regista Munzi - mostra l'altra faccia di un Occidente dorato che spesso nasconde la polvere sotto i tappeti, visto attraverso gli occhi di un 16enne che fatica a trovare la sua strada, e infine sceglie di stare dalla parte della legge, nonostante debba pagare un prezzo molto alto, l'isolamento dalla sua comunità e la perdita del padre".
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