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CANNES 2005 Un Certain Regard

Le Filmeur: Alain Cavalier per l'eternità

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A 74 anni il regista francese Alain Cavalier, ha dato una bella lezione alla stampa ieri con Le Filmeur [+leggi anche:
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, il suo nuovo lavoro sperimentale presentato nella sezione Un Certain Regard. I frammenti di dieci anni di vita privata del regista sono catturati con un dv, l'arte dell'autore non si ferma a una trascrizione cruda e senza concessioni dell'invecchiamento, delle malattie e della morte. Degli uccelli entrano per beccare dei semi, un pianista suona le campane, gli scoiattoli si piazzano ai piedi di un albero e delle camere d'hotel e finestre alla Dali si aprono su Parigi, sul mare, su un cane, un asino, un cielo. Poi un omaggio a Sautet dopo la sua morte, un accenno all'11 settembre intravisto al ralenti in una televisione, dei souvenir dell'infanzia, il latte materno, tre operazioni contro un tumore e un contratto telefonico firmato dal padre nel 1943, in cui è specificato che la linea non servirà per le comunicazioni di un ebreo.

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Con l'andatura di un diario di famiglia, Le Filmeur, commentato in diretta dal suo autore ispirato da un immenso senso dell'ironia, distaccato e malinconico, ospita i mille mondi di un solo uomo. Citazioni, momenti di spirito, una dichiarazione d'amore in immagini alla sua compegna Françoise Widhoff spesso filmata (e risvegliata) dal letto di notte: Alain Cavalier procede come un libro aperto, cogliendo istanti fuggitivi, frammenti di umanità. Piani fissi con voci fuori campo, confronti tra il mirino e lo specchio, immagini rubate, uno spettro completo di tutte le inquadrature e i movimenti, primi piani su dettagli fuori dall'ordinario e dalla banalità: questo viaggio del regista rende quasi irrisori i tentativi dei giovani autori di sperimentare le nuove tecnologie digitali. Perché Alain Cavalier, al massimo della purezza, sonda l'essenziale, un territorio dove si eliminano le frontiere tra il documentario e la ficton autobiografica. Un lavoro radicale e sereno, prodotto , distribuito e venduto da Pyramide International e che rappresenta il testamento artistico dell'autore che vinse il premio della giuria a Cannes nel 1978 per Thérèse. Un uomo modesto e audace che dichiara: "Non sopporto più che qualsiasi cosa che ho visto di emozionante sparisca. Prima scrivevo, ora filmo".

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(Tradotto dal francese)

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