Le Filmeur: Alain Cavalier per l'eternità
A 74 anni il regista francese Alain Cavalier, ha dato una bella lezione alla stampa ieri con Le Filmeur [+leggi anche:
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scheda film], il suo nuovo lavoro sperimentale presentato nella sezione Un
Certain Regard. I frammenti di dieci anni di vita privata del regista sono catturati con un dv, l'arte dell'autore non si ferma a una trascrizione cruda e senza concessioni dell'invecchiamento, delle malattie e della morte. Degli uccelli entrano per beccare dei semi, un pianista suona le campane, gli scoiattoli si piazzano ai piedi di un albero e delle camere d'hotel e finestre alla Dali si aprono su Parigi, sul mare, su un cane, un asino, un cielo. Poi un omaggio a Sautet dopo la sua morte, un accenno all'11 settembre intravisto al ralenti in una televisione, dei souvenir dell'infanzia, il latte materno, tre operazioni contro un tumore e un contratto telefonico firmato dal padre nel 1943, in cui è specificato che la linea non servirà per le comunicazioni di un ebreo.
Con l'andatura di un diario di famiglia, Le Filmeur, commentato in diretta dal suo autore ispirato da un immenso senso dell'ironia, distaccato e malinconico, ospita i mille mondi di un solo uomo. Citazioni, momenti di spirito, una dichiarazione d'amore in immagini alla sua compegna Françoise Widhoff spesso filmata (e risvegliata) dal letto di notte: Alain Cavalier procede come un libro aperto, cogliendo istanti fuggitivi, frammenti di umanità. Piani fissi con voci fuori campo, confronti tra il mirino e lo specchio, immagini rubate, uno spettro completo di tutte le inquadrature e i movimenti, primi piani su dettagli fuori dall'ordinario e dalla banalità: questo viaggio del regista rende quasi irrisori i tentativi dei giovani autori di sperimentare le nuove tecnologie digitali. Perché Alain Cavalier, al massimo della purezza, sonda l'essenziale, un territorio dove si eliminano le frontiere tra il documentario e la ficton autobiografica. Un lavoro radicale e sereno, prodotto , distribuito e venduto da Pyramide International e che rappresenta il testamento artistico dell'autore che vinse il premio della giuria a Cannes nel 1978 per Thérèse. Un uomo modesto e audace che dichiara: "Non sopporto più che qualsiasi cosa che ho visto di emozionante sparisca. Prima scrivevo, ora filmo".
(Tradotto dal francese)
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