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CANNES 2005 Concorso Ufficiale

Manderlay : Von Trier e la schiavitù americana

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- Secondo capitolo della sua trilogia consacrata all'America, il film è stato accolto con favore dalla stampa senza tuttavia ricevere l'ovazione che salutò invece la proiezione a Cannes di Dogville nel 2003

Una atmosfera di deja vu ha dominato la proiezione del film in concorso Manderlay [+leggi anche:
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del danese Lars von Trier. Secondo capitolo della sua trilogia consacrata all'America, il film è stato accolto con favore dalla stampa senza tuttavia ricevere l'ovazione che salutò invece la proiezione a Cannes di Dogville [+leggi anche:
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nel 2003. Costruito con lo stesso dispositivo teatrale, Manderlay non ha potuto contare sull'effetto sorpresa, né sulla presenza di Nicole Kidman, rimpiazzata con onore ma in una dimensione inferiore da Bryce Dallas Howard. L'ottavo lungometraggio di Von Trier, che questa volta ci parla di schiavitù, ma anche di democrazia, libertà, violenza e potere, ha conquistato senza convincerli del tutto gli spettatori, a dispetto di una padronanza tecnica e di una direzione degli attori inappuntabili.

All'incontro con la stampa il regista ha insistito sul suo accanimento sugli aspetti più cupi dela società statunitense. "L'america è un buon soggetto perché tutti ne subiamo l'influenza, una influenza particolarmente negativa oggi. Senza averci mai messo piede, sono al 60% americano e non posso fare niente contro questo stato di fatto. Tutti i miei film sono cupi e sarcastici e anche questo si iscrive nella linea tracciata dai miei precedenti".

Denunciando il politicamente corretto e il timore di affrancarsene, il regista ha aggiunto che aveva scelto di nuovo la forma teatrale perché essa si presta alla più grande varietà di interpretazioni. Tuttavia, ad imporsi è una sola certezza: la visione disperata di un regista che mostra degli esseri umani incapaci di sentirsi liberi e che finiscono per autoimprigionarsi quando un sistema non li costringe.

Realizzato con un budget di 11,67 milioni di euro, Manderlay è il risultato di una grande coproduzione europea guidata da Zentropa Productions e affiancata da Maipo Film (Danimarca), Memfis Film e Trollhättan Film (Svezia), Ognon Films (Francia), Isabella Films (Olanda), Pain Unlimited (Germania) e Zoma Films (Regno Unito). Coprodotto da Arte (450 000 euros), il film ha ricevuto 725.000 euro da Eurimages e 255.000 dal Programma Media. Trust Film Sales assicura le vendite internazionali.

(Tradotto dal francese)

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