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2. Razionalizzare i mercati

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Gli ostacoli incontrati quest’anno dai London Screenings sono la punta dell’iceberg delle difficoltà che sommergono oggi l’intera industria cinematografica, a cominciare dalle vendite dei film indipendenti e dal settore finanziario. Gli ultimi ad arrivare sono spesso i primi ad andarsene e, a dispetto della popolarità che ha goduto presso i compratori statunitensi, il mercato londinese sarà quest’anno l’ombra di se stesso, a causa della diserzione della maggior parte dei distributori di qua e di là dell’Atlantico.
Nicole Mackey, presidente del Film Export UK e fino a poco tempo fa direttore vendite al Signpost Films, è stata una delle prime a boicottare Londra, insieme a Jane Barclay di Capitol Films. Mackey ha spiegato a Cineuropa le ragioni della sua decisione: “La maggior parte delle compagnie britanniche di vendita” spiega “sentivano che sin dagli esordi i London Screenings erano in qualche modo scorretti nei confronti degli altri mercati, ma ora sono diventati impraticabili persino per noi che facciamo base a Londra. Raddoppiare le spese per essere a Londra e Milano non ha davvero più senso. E’ per questo che alla fine del 2001 mi sono incontrata con i rappresentati delle organizzazioni dei venditori di Francia, Italia e Germania e con gli organizzatori del MIFED per capire se e come avrebbero potuto migliorare l’offerta di servizi e le condizioni di proiezione, ma anche estendere di qualche giorno il programma. Ci hanno risposto di sì e, in accordo con un gruppo di compagnie chiave inglesi e americane, abbiamo deciso di boicottare i prossimi Screenings”.
Tra i nomi di alto profilo dei boicottatori figurano Capitol Films, Focus Films, IAC Films, Lakeshore, Intermedia, MDP, Miramax International, Myriad Pictures, New Line, Signpost Films and Summit Entertainment.
Dall’annuncio del boicottaggio, la scorsa estate, tutte le compagnie del Regno Unito si sono unite alla protesta, seguite dalle controparti francesi. Alison Thompson, alla guida di Pathé International Sales Francia di Londra ha espresso opinioni largamente condivise da tutti i contestatari: “Non proietterò nulla a Londra e altrettanto faranno gli altri. Personalmente, non mi sono mai schierata a fianco dei London Screenings, nemmeno agli inizi. Ho sempre pensato che il MIFED funzionasse piuttosto bene, in quanto a infrastrutture e organizzazione, per realizzare un mercato cinematografico efficiente, e questo al di là dei problemi amministrativi. Negli ultimi tre o quattro anni mi sono sforzata di essere attivamente presente agli Screenings, ma quest’anno, saputo che nessuno andrà, provo un grande sollievo: avere due mercati è come avere un mostro a due teste, due mercati diluiti e per di più uno di seguito all’altro. E poiché le cose stanno diventando piuttosto difficili, non vale più la pena. D’altronde – conclude Thompson –, quest’anno c’è una vera e propria attesa per il MIFED, visto che è il primo mercato dopo Cannes e qui le società sveleranno i nuovi titoli, un evento positiva per l’intera comunità cinematografica internazionale”. Anche Joy Wong, direttore vendite a The Works ritiene che “il MIFED è più efficiente di Londra. Gli Screenings sono andati alla deriva, sono fuori controllo e la gente aveva cominciato a proiettare non solo anteprime ma anche film già visti altrove. Era diventato tremendamente oneroso per chi non ha un ufficio”.
Al di là di quanto una dozzina di importanti agenti di vendita britannici ci hanno confermato circa il boicottaggio e la certezza di molte assenze da parte di tutti i maggiori compratori, le varie organizzazioni e le diverse società di servizi che gravitano attorno agli Screenings cercano di non far trapelare alcuna preoccupazione: “Quest’anno abbiamo il 50% in meno di prenotazioni e proiezioni” riconosce Joe Joe Dye, coordinatore di London Screenings Ltd’s. “Ma 90 compratori internazionali tra cui Paramount, Aurum Films, BSkyB, Buena Vista, Columbia, Constantin Films, Gaga, Helkon Media, ZDF, Media Trade e UGC hanno assicurato la loro presenza”. Secondo Dye, la drastica riduzione di proiezioni e di locazioni di uffici registrata quest’anno a Londra non è data dal boicottaggio di una dozzina di compagnie di venditori, ma dalle forze del mercato e dalla più generale mancanza di nuovi prodotti.
Qualunque siano le ragioni di questo “non evento”, i London Screenings 2002 saranno ricordati da rappresentanti dei venditori inglesi al pari di Claudette Alderson della IAC Film come “un esperimento per indurre il MIFED a migliorare i suoi servizi”, e di Angus Finney di Renaissance Films come “un fatto positivo per razionalizzare il mercato sia per i distributori che per le società di vendita”.
L’appuntamento di Londra del prossimo anno – se mai ce ne sarà uno – dovrà necessariamente prendere in considerazione le critiche piovute da più parti e scegliere tra le sole due opzioni che possono garantirne la sopravvivenza: tornare all’essenziale, ovvero proiettare solo anteprime, senza nemmeno arrivare agli affitti degli uffici, così come gli Screenings erano all’origine; oppure allestire una infrastruttura coerente e univoca, capace di offrire all’intera comunità cinematografica gli stessi servizi professionali a prezzi realmente competitivi.

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