La dimensione politica dell’allargamento
L’atelier che ha analizzato la dimensione politica dell’allargamento, presieduto da Enzo Cheli presidente Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e che ha visto anche la partecipazione di Giuseppe Sangiorgi commissario Autorità per le garanzie nelle comunicazioni è giunto alle seguenti conclusioni:
La televisione europea si trova oggi di fronte a due obbiettivi complementari:
1. l’allargamento dell’Europa audio-visiva ai nuovi 10 paesi candidati
2. l’arrivo della televisione digitale.
In questo quadro audiovisivo in costante mutamento, la presenza di una televisione di servizio pubblico forte è una garanzia essenziale:
a) per il mantenimento del pluralismo audiovisivo
b)
Il moltiplicarsi delle operazioni di fusione e acquisizione tra gli operatori commerciali minaccia a termine la pluralità degli operatori.
Di fronte agli operatori commerciali che per massimizzare i loro profitti hanno tendenza a minimizzare gli investimenti nella produzione, gli operatori del servizio pubblico devono massimizzare il servizio reso ai telespettatori “cittadini”, assicurando loro un’offerta diversificata di programmi di qualità adempiendo cosi’ alla loro missione di servizio pubblico.
Il sistema radiotelevisivo misto (pubblico + privato) che è caratteristico dell’Europa Occidentale s’iscrive in questa logica. I poteri pubblici nazionali e comunitari sono attualmente impegnati a realizzare un quadro politico conseguente a questa dualità del sistema, atto a garantirne l’equilibrio. Ma questo equilibrio può essere minacciato dall’introduzione della televisione digitale se non si fissano le regole giuste per il nuovo mercato. Spetta ai Politici predisporre un quadro giuridico ed economico adatto al nuovo ambiente digitale.
All’interno dei Paesi candidati dell’Europa Centrale e dell’Est candidati all’adesione, il processo legislativo dell’ultimo decennio ha permesso di dar vita ad un quadro giuridico favorevole al pluralismo dei media audio-visivi, ma ciononostante l’equilibrio tra televisione di servizio pubblico e televisione commerciale resta ancora molto fragile:
a)le televisioni pubbliche di questi paesi restano ancora marcate da quasi mezzo secolo di monopolio politico;
b) la ridotta dimensione dei mercati nazionali non permette di liberare risorse sufficienti per finanziare una produzione originale di qualità
Questa eredità istituzionale, che si traduce in un deficit di legittimità delle televisioni pubbliche, e questi limiti economici, che poco invogliano gli investitori nazionali, hanno facilitato all’Est la nascita di reti radiotelevisive commerciali controllate da gruppi multinazionali, spesso nordamericani.
Per porre rimedio a questi handicap essenziali conviene:
1. assicurare trasparenza nelle relazioni tra il potere politico e la televisione qualsiasi televisione partecipi alla vita dei cittadini di un paese fa’ politica. Conviene allora liberarla dall’arbitrio del potere politico senza però tagliarla fuori dalla politica, assicurando in essa almeno un trattamento oggettivo dell’informazione. Questa trasparenza può essere assicurata da Autorità di controllo, l’indipendenza delle quali deve essere assicurata dal legislatore e dal potere giudiziario.
2. assicurare un finanziamento sufficiente e perenne agli operatori della televisione del servizio pubblico affinchè questi siano in grado di offrire il meglio ai loro telespettatori, particolarmente nello sviluppare la produzione nazionale e/o regionale. Di fronte ai rischi di frammentazione dell’offerta e dell’audience, la cooperazione internazionale deve ugualmente permettere alle televisioni europee di servizio pubblico di costruire delle offerte federative che riflettano la diversità delle identità nazionali.
Nel nuovo equilibrio audio-visivo della “Grande Europa” dell’era digitale, spetta ai politici garantire il pluralismo dei media e la diversità culturale della loro offerta di programmi. A questo fine è essenziale, nel contesto del passaggio al digitale, garantire la presenza diversificata delle televisioni di servizio pubblico su tutti i mezzi di diffusione. A partire dal principio che la comunicazione, in particolare quella audio-visiva, dovrà essere uno dei pilastri della costruzione futura Europa allargata.
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