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3. Coproduzioni in aumento

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Se negli ultimi due anni molti produttori stranieri hanno cercato di entrare nel paradiso britannico delle facilitazioni economiche, il richiamo esercitato da cospicui incentivi fiscali e/o manodopera più a buon mercato e dai servizi di post-produzione in paesi come Canada, Australia/Nuova Zelanda, Irlanda, Germania, Lussemburgo e l'Europa dell'Est ha incoraggiato molti produttori britannici a girare all'estero. Nel 2002 in particolare, la tendenza mostra meno film internazionali girati nel Regno Unito (17 nel 2001, 15 nel 2002) mentre il doppio delle coproduzioni è stata filmata all'estero (28 nel 2002). I più attivi partner internazionali per le coproduzioni con il Regno Unito sono stati la Francia e il Canada (6 film ciascuno), seguiti da Germania e Irlanda (4 film), Italia, Norvegia e Lussemburgo (3 film) e Olanda e Europa dell'Est (2 film ciascuno).

Sulla natura sempre più internazionale dell'industria cinematografica, messa in luce dal numero elevato di coproduzioni girate all'estero lo scorso anno, si è soffermato Steve Norris, commissario del British Film, che ha ribadito la strategia del Film Council per il futuro: “Se dobbiamo costruire una industria cinematografica solida e in crescita, è necessario continuare ad offrire talenti e infrastrutture che possano attrarre i filmmaker di oltreoceano, e film nazionali di ottimo livello che saranno distribuito e visti sia nel Regno Unito che nel resto del mondo”.

Nel prossimo futuro, l'industria cinematografica britannica dovrà essere in grado di affrontare cambiamenti radicali, dovuti alla deregulation del mercato televisivo a fine 2003, e, a fine 2005, dalla fine degli incentivi fiscali. Il Film Council continuerà a lavorare nell'anno in corso per consolidare il suo supporto dalla produzione alla distribuzione e alle sale, e farà azione di lobby presso il governo britannico per introdurre nuove misure che possano rafforzare l'industria nazionale: incentivi per la distribuzione al posto di quelli già esistenti per la produzione e quote da parte delle emittenti televisive, così da indurle ad investire nella produzione nazionale, come già avviene in molti paesi europei.

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