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2. Debolezze del finanziamento delle reti televisive

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"La crescita dei finanziamenti è finita". La dichiarazione rilasciata da David Kessler, direttore generale del CNC, durante la presentazione alla stampa della produzione del 2002 mette l'accento sulla preoccupazione degli operatori francesi del settore e l'assoluta necessità di trovare delle soluzioni alternative.

Finora, il sistema di sostegno al cinema seguiva la sua locomotiva, la tv a pagamento Canal+. Fin dalla sua nascita nel 1984, la pay tv doveva spendere almeno il 20 per cento delle proprie risorse annuali per l'acquisto di diritti di diffusione di film (almeno il 12 per cento di diritti europei ed il 9 di diritti francesi) con un calcolo basato su un minimo per ogni abbonato. Canal+ ha investito un totale di 302 milioni di euro nel 2002, dei quali 123 milioni riservati a 109 film di produzione francese. Tuttavia, e per la prima volta, la perdita di abbonati ha fatto scendere l'impegno legale della rete. Nella primavera 2002, la sospensione temporanea delle prevendite di Canal+ ha creato il panico nell'industria cinematografica francese. Messa in difficoltà dalla concorrenza delle reti via cavo e via satellite e dalle incertezze della strategia della casa madre - Vivendi Universal, Canal+ ha dovuto rinegoziare i propri obblighi nei confronti del cinema francese fino al 2004. Inoltre, "la clausola di diversità" imposta alla rete sin dal maggio 2000 per favorire i film a piccolo/medo budget (il 45 per cento di questi investimenti è alle produzioni di un costo inferiore ai 5,34 milioni d'euro) ha un effetto perverso: i budget vicini a questa soglia sono sempre di più (24 film nel 2002 ed 11 film nel 2001).
Infine, è stata avanzata l’ipotesi che la rete non abbia mantenuto i propri impegni, accusa respinta da Canal+ che invoca il divario esistente tra la realtà delle sue prevendite e l'adesione dei film al CNC. Il Conseil Supérieur de l'Audiovisuel metterà presto fine a questa controversia che rivela il clima di sfiducia tra il cinema francese ed il suo principale finanziatore.

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Per i finanziamenti provenienti dai canali hertziani in chiaro, la situazione è più soddisfacente: sono 108 i milioni di euro investiti nel 2002, con un aumento dell'8 per cento. I soldi sono così ripartiti: il 68 per cento di pre-acquisto e il 32 per cento di coproduzione. Questo aumento è tuttavia relativo, dato che deriva dall'estensione degli obblighi legali. Il TF1 che garantisce il 31 per cento degli investimenti ha notevolmente ridotto la sua partecipazione rispetto al 2001, passando da 45 a 33 milioni di euro, quando invece le emittenti della Tv di Stato (France 2 e France 3) sono in crescita, da 36 a 50 milioni d'euro. A breve, si porrà il problema fondamentale del pre-finanziamento dei canali in chiaro che non corrisponde più all'impatto reale del cinema: nel 1993, 20 film francesi su 49 erano tra i primi 100 come audience, ma nel 2002 sono scesi a 9 film su un totale di 23.

Le reti televisive hanno a lungo ricoperto il ruolo di propulsore del cinema francese. In questo modo si è venuta a creare una situazione di stretta dipendenza, che ha generato parecchi inconvenienti: pressione delle televisioni sui casting dei film per la trasmissione in prima serata; diffusione limitata sul piccolo schermo dei lungometraggi di animazione e di quelli dedicati agli adolescenti (che rendono molto al cinema); integrazione verticale con le strutture di produzione, di distribuzione e realizzazione video dei canali che limita il campo d'azione degli indipendenti. Gli operatori del settore francesi auspicano di poter sciogliere questi legami con nuove fonti di finanziamento.

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