3. Con Bellaria uno sguardo sul passato
Se Essere e avere con i suoi piccoli protagonisti esibisce la vita nel suo infinito e meraviglioso aprirsi ad un futuro imprevedibile, Bellaria - So lange wir leben mostra un periodo dell'esistenza umana del tutto opposta. I personaggi del documentario di Douglas Wolfsperger sono giunti alla chiusura di un ciclo e il loro sguardo è rivolto esclusivamente al passato, a ciò che è stato e che non sarà più. Il medium dello stupendo film di Nicolas Philibert è un insegnante che spinge i bambini ad andare avanti senza sapere, però, quale direzione essi prenderanno. Ciò che invece tiene insieme il malinconico e bizzarro gruppo ripreso da Wolfsperger è un cinema, il Bellaria per l'appunto, con le sue antiche carte da parati e le vecchie pellicole degli anni '30 e '40. In quella sala viennese ogni pomeriggio una quarantina di ultrasettantenni si incontrano e insieme ripetono un rito vedendo film e attori che li riportano con la mente a quando erano giovani. La loro esistenza è fatta solo di ricordi. Il loro mondo non esiste più e solo un vecchio cinema può riportarlo in vita per un breve attimo quotidiano.
Signor Wolfsperger come è venuto a conoscenza del cinema Bellaria?
"Leggendo il giornale ho saputo dell'esistenza di questo locale a Vienna. Incuriosito, sono partito alla volta della capitale austriaca per vederlo con i miei occhi. Così ho scoperto che un gruppo di anziani ogni giorno alle quattro del pomeriggio si reca al Bellaria per vedere vecchie pellicole degli anni '40. Conoscendoli ho capito che le loro storie sarebbero state perfette per un documentario."
Quanto tempo è stato necessario per portare a termine il progetto?
"La preparazione del film è stata lunga ed è stato difficile recuperare i soldi per finanziare il progetto. Per le riprese ci sono volute tre settimane e mezzo, mentre il lavoro complessivo è durato tre mesi. In questo lasso di tempo ho seguito i personaggi nella loro vita quotidiana senza sapere quello che sarebbe accaduto di volta in volta. Alcune situazioni dovevano essere organizzate preventivamente, ma solo perché era necessario anticipare gli spostamenti della troupe e dei macchinari. Non c'era una sceneggiatura vera e propria, avevo scritto un testo di quindici pagine. Lo sforzo maggiore è avvenuto durante il montaggio."
Ovviamente il documentario è stato proiettato anche al Bellaria.
"Sì, e devo dire che all'inizio ero un po' preoccupato perché pensavo che alcuni dei protagonisti, avendo raccontato cose personali, si sarebbero sentiti a disagio. E invece alla fine tutti sono rimasti soddisfatti e come le star hanno firmato autografi. Io sono personalmente felice sia per aver conosciuto queste persone sia per il successo che il documentario ha avuto in numerosi festival."
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