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Incontro con il produttore Pascal Diot

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“Locarno è un paradiso. Qui non c’è lo stress dei grandi festival. Tutto si fa con calma, ci si incontra con facilità e si puo’ tranquillamente discutere, progettare e pianificare”.
Parla Pascal Diot, già responsabile delle vendite per grandi società francesi come TF1, UGC, Canal+ e Pathé International, oggi a Locarno per la prima volta come presidente della sua nuova società di produzione e distribuzione Onoma.
Fondata da poco piu’ di tre mesi, la neo-società vanta già quattro progetti cinematografici di rilievo “Non posso entrare troppo nel dettaglio perché proprio qui a Locarno sto finalizzando l’accordo di coproduzione con una società internazionale”. Grandi segreti ma anche grandi manovre. “Mi sono sempre occupato di vendite e mi è capitato spesso di dover seguire dei progetti che non mi piacevano molto. E’ sopratutto per questo motivo che alla fine ho deciso di seguire esclusivamente i miei criteri di scelta”.
Ma Pascal Diot non è alla sua prima esperienza di produttore in proprio “Nel 1999 fondai la IDPL:Proprio in quell’anno pero' passai anche alla Pathé e fui costretto a dedicare meno tempo alla mia società”. Ma senza mai abbandonarla, poichè oggi Diot è a Locarno non solo per discutere dei progetti della Onoma ma anche di quelli della IDPL “Con la quale, pur dedicandole poco tempo sono riuscito a produrre l’ultimo film di Kurosawa “After the Rain”, diretto dal suo fedele assistentealla regia, che partecipo’ anche al Festival di Venezia di quell’anno”.

Ma quali sono gli obiettivi della Onoma? “Sopratutto scegliere i film in funzione dell’universalità dei loro temi. Non mi importa da dove vengono né del budget che vogliono. Mi interessano le storie e il loro rapporto con la realtà. In un mondo in cui le razze e le culture si mescolano in continuazione, abbiamo una nuova grande fortuna: la diversità. E dobbiamo approfittarne”.
Il mercato europeo sembra essere un ottimo calderone di interessanti possibilità. “Potrebbe, ma il grande problema dell’Europa è che le piccole produzioni, che spesso hanno i progetti piu’ interessanti, non sempre riescono a renderli abbastanza commerciali”. E i finanziamenti delle fondazioni allora o dei diversi governi nazionali? “Sono utili certo, ma credo che la vera soluzione per sostenere i progetti a piccolo o medio budget non sia il finanziamento di un unico film. Secondo me sarebbe piu’ utile finanziare un gruppo di progetti di uno stesso produttore. Non di rado accade che un film si riveli un fallimento a produzione già avanzata. In questo caso è meglio rinunciare, anche se si perdono i soldi investiti fino a quel momento, e concentrarsi su un’altro progetto che magari piu’ commerciabile del primo, puo’ coprire le perdite subite. Con i finanziamenti al film, se il produttore si accorge che il progetto non otterrà i risultati sperati non puo’ far altro che proseguire perdendo 1 milione di euro invece di 200.000”.

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