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VENEZIA 2005 Venice Days

Le petit lieutenant, di Xavier Beauvois

di 

Il quarto lungometraggio di Xavier Beauvois può essere definito un ottimo poliziesco, ben costruito, che mette in scena un nuovo venuto nella sezione criminale della polizia giudiziaria di Parigi, ma in realtà sfugge alle regole del film di genere. Non si concentra infatti né sui crimini né sui criminali, prima di tutto, ma sulla vita quotidiana dei poliziotti, ritratti come persone qualunque, con problemi di famiglia o di alcolismo.
Comunque, il regista sfrutta il potenziale del thriller, dei fatti di sangue che eccitano lo spettatore e che in qualche modo gli stessi poliziotti si augurano di incontrare più spesso sulla loro strada, come dimostrano i numerosi poster di film d'azione che arredano gli uffici del commissariato: Seven, Il buono, il brutto, il cattivo.

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Quindi, il vero tema del film non è l'inchiesta sulla morte miserabile di un vagabondo, ma la distanza che corre tra il dovere dei poliziotti di incarnare il "bene" e le loro debolezze private.
Il personaggio del capitano (Nathalie Baye) ben rappresenta il contrasto ai limiti della personalità "borderline" tra alto impegno professionale e crisi di alcolismo. Anche il giovane luogotenente suo protetto, che appare un serio ragazzo venuto dalla provincia, viene travolto dall'esaltazione per le armi e la lotta contro il crimine. La macchina da presa, che contempla in silenzio i visi dei personaggi (senza musica, per non intralciare l'analisi psicologica dei personaggi), ben rende l'impressione che i personaggi siano sempre sull'orlo del baratro, tesi nello sforzo di contenere le loro emozioni profonde.
La bellezza e la verità di questo film deriva proprio dalla sua sobrietà. Il regista guida lo spettatore con il suo occhio ma senza mediare la realtà.

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(Tradotto dal francese)

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