Televisione: un settore in ripresa
di Vitor Pinto
L'Osservatorio europeo dell’audiovisivo ha analizzato i conti annuali di 550 imprese televisive tra il 1999 e il 2003. Le conclusioni di questo studio, riunite nel primo volume dell'edizione 2005 dell'annuario "Yearbook – Cinema, television, video and multimedia in Europe", sembrano ottimistiche. Malgrado le grandi differenze tra i paesi europei – che potrebbero giustificare un'analisi di ogni caso separatamente – i dati mostrano un settore in evoluzione, che si sta riprendendo dalle perdite registrate nel 2001.
I ritorni delle televisioni sono in effetti aumentati tra il 1999 e il 2003 (da 54.093.815 a 64.292.515 euro). Durante questo periodo, il Regno Unito ha saputo mantenere la prima posizione passando da 15.077.283 nel 1999 a 17.268.269 nel 2003. Molti fattori possono spiegare questa egemonia britannica: l'importanza del finanziamento del servizio pubblico, l'alto livello di sviluppo della televisione digitale e dell'offerta di canali ma soprattutto il fatto che numerose imprese con una vocazione paneuropea siano dislocate in Gran Bretagna.
La top 5 dei paesi europei con le migliori performance per quanto riguarda il prodotto di sfruttamento delle imprese televisive include anche Germania, Francia, Italia e Spagna. Malgrado la seconda posizione in Germania si registra un ritorno economico instabile, con nel 2004 un calo (13.583.899 euro) rispetto al 2002 (13.806.111) e al 2001 (13.772.000). La Francia è in terza posizione con 10.507.285 euro nel 2003, mentre in Italia i ricavi sono dell'ordine di 7.580.650 euro e in Spagna 4.777.624 nello stesso anno. La crescita di questi ultimi tre paesi è stata stabile, una tendenza seguita dall'insieme delle imprese degli altri paesi europei toccati dallo studio dell'Osservatorio europeo degli audiovisivi.
Quanto al tasso medio di crescita annuale delle imprese dell'Unione europea, i paesi dell'Europa dell'est sono tra i migliori. La Lettonia è in testa al trio che include anche Estonia e Lituania. In Lettonia è del 18%, mentre in Estonia e Lituania rispettivamente del 14 e dell'11%. Percentuali che si staccano nettamente dalle altre della lista, Danimarca, Slovenia, Finlandia e Portogallo, che non superano la soglia del 2%.
Malgrado delle differenze tra i paesi, il rapporto dell'Osservatorio sottolinea un evidente miglioramento generale del settore, dopo la recessione economica del 2001. I dati sono ancora insufficienti per preparare uno studio analogo sul 2004, ma le cifre già anticipate evidenziano che questa tendenza positiva è seguita anche in quel periodo.
Il rapporto dell'Osservatorio è disponibile in inglese, francese e tedesco.
(Tradotto dall'inglese)
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